Una gelata sulle polizze vita, che si stavano riprendendo dopo la brusca frenata accusata l’anno scorso. Si salva la casa, insomma, ma a prezzo di colpire pesantemente il risparmio previdenziale. E’ l’effetto della norma, contenuta nel decreto del 31 agosto che per il 2013 cancella l’Imu sulle abitazioni principali, ma riduce drasticamente le agevolazioni fiscali su questi prodotti. Se la disposizione, già entrata in vigore, non sarà modificata o eliminata durante la conversione del decreto, la soglia massima di detraibilità del premio (il 19%) sarà ridotta dagli attuali 1.291,14 a 630 euro per il 2013, e a 230 per il 2014 e le annualità successive (per la perdita in termini di rendimento finanziario si veda l’articolo qui sotto). Retroattività La misura si applica alle polizze che coprono contro i rischi di premorienza, invalidità permanente oltre il 5% e alle long term care (assistenza di lunga durata), cioè perdita dell’autosufficienza nella vita di tutti i giorni. La disposizione, inoltre, interessa anche i contratti stipulati o rinnovati prima del 2001, che scontano l’imposta sui premi nella misura del 2,5%. Un drastico giro di vite, insomma, che, per giunta, in deroga allo Statuto del contribuente opera in maniera retroattiva. «E’ una disposizione totalmente sbagliata e che va eliminata — ha sostenuto Aldo Minucci, presidente dell’Ania, in un’audizione dei giorni scorsi presso le commissioni Bilancio e Finanza della Camera —. Penalizza rapporti assicurativi caratterizzati da una rilevante finalità sociale, e incide in misura rilevante sui soggetti più previdenti, a causa della condivisione di un unico plafond di detraibilità annua fra le diverse tipologie di copertura». Ma c’è di più. «In questi ambiti di copertura, negli ultimi anni le prestazioni pubbliche si sono gradualmente ridotte — ha sottolineato Minucci — e si registra una minore diffusione dell’assicurazione privata rispetto a molti altri paesi europei, con una conseguente maggiore vulnerabilità delle famiglie». La misura, invece, non si applica ai Pip, i Piani previdenziali individuali di tipo assicurativo: questi prodotti, infatti, sono soggetti allo stesso regime fiscale previsto per i fondi pensione, cioè la deducibilità dei contributi sino a 5.164,57 euro l’anno. Proprio i Pip, caratterizzati da costi medi più elevati e quindi più remunerativi per gli intermediari, sono divenuti lo strumento previdenziale più diffuso. In base ai dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), nei primi sei mesi del 2013 i Pip adeguati alla riforma del 2007 hanno registrato quasi 1,960 milioni di aderenti (+10,3% rispetto al 2012), superando di pochissime unità i fondi pensione chiusi, aziendali o di categoria, che nello stesso periodo hanno accusato invece un calo dello 0,5%. Gli andamenti Sono confortanti anche i dati più recenti relativi alle polizze vita: secondo i dati dell’Ania, nei primi sette mesi dell’anno la nuova produzione è stata pari a 6,111 milioni di euro, il 29% in più rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso. La crescita è stata trainata dai prodotti di punta, le polizze rivalutabili tradizionali, che sono aumentate del 74% e rappresentano l’84% del totale; sono andate bene anche le unit linked, agganciate a fondi comuni d’investimento o sicav (+14%), che incidono per il 14%. «La pensione integrativa rappresenta uno dei bisogni primari da soddisfare a causa della minore copertura che sarà offerta dalla pensione di base — spiega Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer Italia —. Ma la scelta fra i vari prodotti va fatta caso per caso, in base alla situazione personale e alla propensione al rischio. Se vi è la necessità di tutelare i propri cari o vi sono prestiti e mutui in corso, la polizza vita rappresenta lo strumento più adatto. Il giro di vite alle agevolazioni fiscali previste per questi prodotti è profondamente sbagliato».Fra le polizze in crescita vi sono anche le unit linked, che rappresentano il prodotto di punta di Skandia vita. «Le unit multimarchio sono efficienti dal punto di vista fiscale — spiega Enzo Furfaro, amministratore delegato di Skandia Vita — perché la tassazione sulle plusvalenze riguarda la polizza, e non i fondi sottostanti, e dal punto di vista operativo, perché lo switch fra di loro avviene praticamente in tempo reale. Nella nostra gamma il sottoscrittore ha a disposizione un’ottantina di fondi che fanno capo a una ventina di società, con commissioni di gestione che oscillano dallo 0,5% al 2%». Le polizze di Skandia offrono alcuni servizi opzionali, particolarmente utili per affrontare fasi turbolente dei mercati: sono in particolare lo stop loss, che nei momenti critici di mercato riposiziona automaticamente il portafoglio in una linea di fondi monetari, e il ribilanciamento automatico, per ristabilire il profilo d’investimento scelto che si è modificato a causa delle fluttuazioni dei mercati. Queste caratteristiche incontrano il favore del pubblico: nei primi sei mesi dell’anno Skandia vita ha raccolto premi per oltre 700 milioni di euro .
ROBERTO E. BAGNOLI – Corriere Economia-Corriere della Sera 30 settembre 2013 www.iomiassicuro.it