Con il “Patto per la salute” 2013-2015 sono state introdotte misure di contenimento finanziario che hanno inciso su molti servizi essenziali, quali le urgenze-emergenze, ed i servizi della c.d. “sanita’ del territorio” che riguardano i problemi della cronicità e della non autosufficienza. Questo nuovo assetto ha prodotto un incremento complessivo della spesa sanitaria privata a carico dei cittadini non solo per effetto dell’incremento del valore del ticket (con conseguenze anche sulla spesa farmaceutica) ma anche perchè ha ulteriormente incentivato il ricorso dei cittadini italiani alle strutture private principalmente nei settori dell’alta diagnostica, della specialistica e dell’assistenza domiciliare. Attualmente la spesa sanitaria privata e’ superiore ai 30 miliardi annui, ( 144,1 miliardi compresa la spesa pubblica) con un balzo di otre il 9% anche rispetto agli anni della crisi 2007-2010 ed è per circa l’88% del suo ammontare pagata direttamente dai cittadini senza l’intervento di alcun terzo pagatore specializzato (Casse di Assistenza, Fondi Sanitari Integrativi, Compagnie Assicurative). Se nel complesso il trend delle spesa sanitaria italiana risulta in linea con quello dei paesi OECD (9% del P.I.L. rispetto ad un 8,9% del dato medio) , il peso dell’ ”out of pocket” (88%) rappresenta in assoluto uno dei valori piu’ alti registrati all’interno dei Paesi dell’Unione Europea.
Tratto da “I Fondi Sanitari tra integrazione, sostituzione e complementarietà” – ricerca presentata il 05/06/2012 al Convegno “Welfare Day” presentato da PREVIMEDICAL – RBM Salute – MUNICH Healh in collaborazione con CENSIS