Il 3 febbraio scorso presso la Commissione 10° del Senato della Repubblica c’è stata l’audizione dei Presidenti di ISVAP (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni ) Giancarlo Giannini, di ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici) Aldo Minucci, di SNA (Sindacato Nazionale agenti di assicurazione) Claudio Demozzi nell’ambito della Indagine conoscitiva del Senato sul disegno di legge n. 3110 di conversione del decreto-legge in materia di liberalizzazioni (D.L. n. 1 del 24/01/2012). Di seguito sono riportati i commenti agli articoli del Decreto che riguardano il mercato assicurativo con le richieste di emendamenti proposte dalle parti in campo, prima della conversione in legge.
Il Presidente di AIBA (Associazione Italiana Broker di Assicurazione) Francesco Paparella, ha segnalato con lettera al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Prof. Antonio Catricalà l’importanza di eliminare il vincolo di durata pluriennale delle polizze assicurative, per rendere piu’ competitivo il mercato e realizzare effettivamente la libera circolazione dei servizi assicurativi, con l’inserimento nella normativa di questa formulazione : “in caso di durata pluriennale, l’assicurato ha facoltà di recedere annualmente dal contratto senza oneri e con preavviso di sessanta giorni”.
Articolo 33
(Sanzioni per frodi assicurative nelle false attestazioni di invalidità o di danni alle cose derivanti da incidenti stradali)
Il presente articolo concerne la disciplina della falsa attestazione di invalidità o di danni a cose, conseguenti ad incidenti stradali – falsa attestazione da cui derivi il risarcimento del danno a carico della società assicuratrice -. La normativa seleziona più severamente, per le false attestazioni di invalidità, gli esercenti professioni sanitarie e, per gli accertamenti e stime falsi di danni a cose, i periti assicurativi.
ANIA – Concorda sulla norma e mette in luce come i dati statistici in Italia mettono in evidenza che il fenomeno delle frodi è piu’ sviluppato di quanto finora emerso : i sinistri RC auto con lesioni a persone sono in media il 23% m contro il 10% degli altri Paesi europei e che ben il 15% di questi sinistri ( per un costo annuo di 2 miliardi di euro) si concentra sui danni di lievissima entità (1-2 punti percentuali di invalidità). Queste “pseudo-lesioni” nel loro complesso rappresentano il 15% dei sinistri e quasi l’80% delle lesioni non gravi. Chiede di rivedere i metodi per il riconoscimento di queste micro-invalidità , solo tramite effettiva valutazione medico-legale .
“Il costo totale dei sinistri di competenza (comprensivo sia dei danni a cose sia dei danni alle persone) nonostante una riduzione della frequenza sinistri del 5,0% nel 2010 è stato pari a 14 miliardi; di questi circa i due terzi (ossia ben 9 miliardi) sono relativi a danni fisici (comprensivi anche dei danni a cose dei sinistri misti); in particolare, 3,4 miliardi sono risarciti per invalidità permanenti comprese tra uno e nove punti, mentre circa 5,7 miliardi per morti o per invalidità superiori.La fortissima incidenza del costo dei risarcimenti relativi ai danni alla persona deriva, essenzialmente, dal fatto che mediamente per ogni quattro sinistri denunciati vi è un risarcimento per una lesione fisica.
In valore assoluto abbiamo ogni anno oltre un milione di feriti su 3,5 milioni di sinistri.
In termini più tecnici, la percentuale di sinistri con almeno un danno alla persona è stata nel 2010 in Italia pari a oltre il 23%; nel confronto internazionale tale valore è doppio rispetto a quello osservato negli altri paesi europei.
In alcune province, come Crotone, Brindisi, Taranto e Foggia l’incidenza dei danni alla persona raggiunge il 40%. E’ un dato spiegabile solo con l’esistenza di frodi e speculazioni che incidono pesantemente in alcuni contesti sugli oneri a carico delle imprese e poi sulle tariffe pagate dai consumatori.
Un impatto rilevante sull’elevata frequenza sinistri, soprattutto in alcune aree del paese, è sicuramente connesso con la piaga delle frodi.
I dati rilevati dall’ISVAP riportano solo le truffe scoperte dalle imprese sulla base dei mezzi (necessariamente limitati) che esse possono impiegare per contrastare il fenomeno (il 2,3% dei sinistri risulterebbe d’origine fraudolenta). In altri paesi le truffe smascherate sono molte di più grazie a sistemi antifrode che impiegano, oltre alla tecnologia informatica, strumenti investigativi gestiti in partnership con le forze dell’ordine. I limiti della legislazione sulla privacy, che in Italia hanno comportato la chiusura della banca dati antifrode dell’ANIA che conteneva una copiosa informativa sui casi accertati, altrove sono più flessibili.
Inoltre, l’attività di contrasto dei fenomeni fraudolenti da parte delle imprese italiane è resa più difficile dagli obblighi previsti dalla legge in materia di offerta del risarcimento, il cui inadempimento è pesantemente sanzionato. I termini brevissimi concessi alle compagnie peroffrire la liquidazione o per respingerla (30, 60 o 90 giorni, a seconda dei casi), che non hanno riscontro in altri paesi europei, non consentono di raccogliere gli elementi necessari per respingere le richieste speculative e per disporre di prove per la proposizione di querele. E infatti, la maggior parte delle frodi viene scoperta solo a posteriori. A risarcimento già erogato.I dati ufficiali, assolutamente parziali rispetto all’entità del grave fenomeno, mostrano peraltro che le truffe sono concentrate prevalentemente in specifiche aree del Mezzogiorno.L’anomalia italiana nel confronto con gli altri paesi europei è essenzialmente dovuta a un diffuso fenomeno speculativo favorito da una legislazione e da una prassi giudiziaria che non si sono rivelati finora efficaci nel contrastare il fenomeno. La speculazione si concentra sui danni di lievissima entità (1-2 punti percentuali di invalidità). Queste “pseudo-lesioni” nel loro complesso rappresentano il 15% dei sinistri e quasi l’80% delle lesioni non gravi.
Le imprese risarciscono per questi danni oltre 2 miliardi di euro all’anno, vale a dire il 15% degli oneri totali per sinistri r.c. auto.
Si fa notare che le criticità di alcune aree del Sud Italia diventano ancora più evidenti quando si considera il numero medio di danneggiati per sinistro. Sulla base dei dati del 2009, ogni sinistro con lesioni alla persona coinvolgeva mediamente 1,35 individui; nel Sud del paese il numero di persone risarcite è quasi sempre superiore alla media con punte fino a quasi 2 individui per sinistro.
Con riferimento ai danni alla persona più gravi (quelli con almeno 10 punti di invalidità), manca a tutt’oggi la disciplina unitaria per la valutazione economica e medico-legale di tali lesioni, nonostante da tempo si sia avviato l’iter per il varo delle tabelle previste dal Codice delle assicurazioni. Come abbiamo detto, il semplice annuncio da parte del Governo che finalmente la tabella sarebbe stata inviata al Consiglio di Stato per il controllo di legittimità ha suscitato reazioni che hanno criticato i valori economici espressi dalla stessa. Tali valori sono infatti inferiori a quelli praticati da alcune sedi giudiziarie e, in particolare, a quelli contemplati dalla tabella adottata dal tribunale di Milano.
In realtà i valori espressi dalla tabella di legge in fieri sono di gran lunga superiori per le lesioni più gravi a quelli applicati nei diversi paesi europei, come si evince dalla seguente tavola che confronta i criteri economici impiegati in Europa per la valutazione del danno non patrimoniale alla persona con quelli che si vorrebbero introdurre in applicazione dell’articolo 138 del codice delle assicurazioni.
Quando si confrontano i prezzi dell’assicurazione r.c. auto nei vari paesi, occorre dunque considerare le differenze strutturali che esistono nel meccanismo di formazione dei costi dei risarcimenti.
In Italia, in assenza della normativa di legge, i tribunali aggiornano le tabelle di valutazione economica delle lesioni sulla base di criteri disomogenei. La nuova tabella del Tribunale di Milano, introdotta oltre due anni fa e applicata da un numero rilevante di altri tribunali, ha comportato un aumento dei costi di liquidazione del 15% e un conseguente aggravamento del fabbisogno tariffario di circa il 5%.
Infine, anche l’abnorme frequenza in Italia delle micro-lesioni contribuisce a determinare un’incidenza assoluta dei danni alla persona che non ha riscontro in altri paesi europei.”