PREVIDENZA In un anno difficile positivi i risultati delle polizze vita Dove la pensione viaggia sicura I fondi più grandi hanno reso in media il 6% netto, battendo i Btp. Solo Ina e Sai però hanno sfondato il muro del 10%. Il mercato sta cambiando: la parte del leone la fanno gli strumenti più aggressivi Qualcuna ha fatto addirittura meglio dell’ anno precedente, molte hanno contenuto il calo in uno o due punti percentuali: quasi tutte hanno sostanzialmente tenuto. Anche in un anno difficile come il 2000 le gestioni separate hanno retto alla prova dei mercati: i fondi in cui vengono investiti i premi delle polizze vita rivalutabili hanno segnato performance più che accettabili. Certo, ormai da alcuni anni il calo dei rendimenti è continuo e i risultati a due cifre sono un ricordo del passato. Nel 2000 il rendimento lordo, realizzato dai fondi con un patrimonio superiore a 100 miliardi, ha toccato quota 7,4%, quello netto riconosciuto ai sottoscrittori è stato in media del 6,0%. Questi dati si confrontano con il tasso d’ inflazione del 2,6% e un rendimento lordo del 5,6% di titoli di Stato e obbligazioni, che rappresentano il loro principale investimento. I risultati sono migliori anche dei fondi comuni obbligazionari, che l’ anno scorso hanno segnato una performance negativa: in questo caso, però, bisogna tener conto dei diversi criteri con cui vengono valorizzati i titoli in portafoglio. Infatti i fondi comuni li evidenziano ogni giorno al valore di mercato, quelli assicurativi li contabilizzano al costo di acquisto: plusvalenze e minusvalenze emergono alla scadenza o quando i titoli sono venduti. Il meccanismo riduce così la volatilità delle gestioni separate, che garantiscono il consolidamento dei risultati (le performance di ogni anno sono definitivamente riconosciute al sottoscrittore) e un rendimento minimo: 2-3% l’ anno per le polizze più recenti, 4% per quelle più vecchie. Rendimenti a parte, le polizze vita rivalutabili non «tirano» più come una volta: sempre più spesso i sottoscrittori preferiscono le unit linked, agganciate ai fondi comuni. Queste ultime permettono di scegliere la linea che si ritiene più adatta al proprio profilo di rischio e, nel caso di quelle azionarie, offrono la prospettiva di rendimenti più elevati nel lungo periodo (ma anche più ballerini). In cambio, però, le unit non hanno alcun paracadute assicurativo e il rischio finanziario è tutto a carico del cliente. C’ è, infine, da chiedersi se questo massiccio spostamento sia deciso in maniera consapevole o se non sia in qualche modo spinto dalle reti di vendita, in particolare le banche. E anche, se gli assicurati sono informati in maniera adeguata sulle differenti caratteristiche dei prodotti. «Le polizze rivalutabili hanno una funzione di protezione dei premi pagati dal sottoscrittore – spiega Marcella Frati, responsabile degli osservatori di Iama, società di consulenza specializzata nel settore assicurativo -. Non esiste un altro prodotto di risparmio gestito che garantisca sia la restituzione delle somme versate sia un rendimento minimo. E poi c’ è tutta l’ area delle garanzie contro rischi come quello di morte, in cui le tradizionali coperture sono fondamentali». Per non dimenticare l’ aspetto fiscale: il settore vita è stato modificato in maniera sostanziale dalla riforma scattata il primo gennaio. Si è venuto a creare un quadro completamente diverso, che aumenta l’ appeal fiscale di alcuni prodotti e che rende ancora più importante una scelta adatta alle proprie esigenze. «Dopo la riforma – sostiene Frati -, quasi tutte le compagnie hanno ridotto i costi e rivisto i prodotti. Molte hanno scelto di concentrarsi nelle unit linked e nelle index linked. Per il resto, offrono al più una copertura temporanea caso morte, che dà diritto a ricevere un capitale in caso di decesso nel periodo coperto dal contratto. E sono state riscoperte le polizze di rendita immediata, rese più appetibili dalla riforma fiscale: garantiscono un vitalizio immediato e sono destinate a chi è già avanti negli anni e dispone di un certo capitale da investire. Mentre sono scomparse le polizze miste, le più diffuse in passato, che offrono una prestazione sia in caso di vita che in quello di morte». Per quanto riguarda i costi un’ indagine realizzata dall’ Isvap (l’ Istituto di vigilanza sul settore) sui prodotti lanciati fra il 1999 e il 2000 indica che i caricamenti delle polizze rivalutabili restano alti: si va dal 5,4% per i contratti di capitalizzazione, prettamente finanziari, al 12,8% delle rendite differite, che danno diritto a ottenere un vitalizio a partire da una data prestabilita. Nelle unit linked i costi medi vanno dal 2,2 al 7,4% a cui bisogna aggiungere le commissioni di gestione prelevate direttamente dalle quote del fondo (0,1-3%). L’ indagine può essere consultata al sito http://www.isvap.it. Ma dopo la riforma come si sta orientando il mercato? «Nel Duemila – conclude Frati -, le tradizionali polizze rivalutabili hanno sofferto un forte calo nella raccolta, che si è ripresa solo negli ultimi mesi dell’ anno per due motivi. La crisi dei mercati finanziari ha riportato l’ interesse verso prodotti con un rendimento minimo garantito, mentre negli ultimi mesi c’ è stata un’ accelerazione per sfruttare il vantaggio fiscale. Nei primi tre mesi di quest’ anno per l’ intero settore vita si registra una flessione del 7%: le rivalutabili incidono per meno di un quinto, mentre le unit linked rappresentano più della metà del totale». Roberto E. Bagnoli Paolo Golinucci Le performance dei «piccoli» Piccolo è bello. Anche nelle gestioni separate, ome spesso succede in altri campi, la ridotta dimensione permette di non sfigurare nei confronti dei concorrenti più grandi. Così le migliori gestioni vita in fondi che hanno un patrimonio al di sotto di 100 miliardi, nel 2000 hanno realizzato performance di tutto rispetto. Con rendimenti lordi del 10,6% e netti del 9%. Al primo posto di questa speciale classifica si piazzano due gestioni che hanno lo stesso nome, Cristalvita I, e fanno capo una alla compagnia assicurativa Zurigo investments life e l’ altra alla Zurigo Vita. Subito dopo c’ è il Fondo Vitasì, di Bim Vita, con un rendimento lordo del 9,8% e netto del 7,8%. Al quarto posto ci sono le gestioni Helvirend 2 di Helvetia Vita con un rendimento del 7% lordo e un netto del 6% e Montis di Montepaschi Vita che però ha realizzato una performance netta del 5,6%. In questa speciale classifica delle gestioni che non superano i 100 miliardi di patrimonio seguono C3 della compagnia Cardif con un lordo del 6,8% e un rendimento netto del 6,1%. Subito dopo ci sono la NaiNed invest capital della National Nederlanden e la gestione Bayerische plus di Bayerische Vita entrambe con un lordo del 6,6% e una performance netta del 5,3%. Al nono posto si piazza Euroriv di Eurovita Italcasse con un risultato lordo del 6,3% e un netto del 5,3%. Infine c’ è Royal plus, la gestione separata del Lloyd ItalicoVita che ha realizzato un rendimento del 6,2% sia lordo che netto.
Bagnoli Enrico, Golinucci Paolo
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(14 maggio 2001) – Corriere Economia