Risparmiare per farsi una pensione privata. E conservare, cosi’ , immutato il proprio tenore di vita. E l’ imperativo che la riforma previdenziale lascia in eredita’ ai lavoratori, dipendenti o autonomi. Ma basteranno i Fondi pensione? Oppure bisognera’ costruirsi un paracadute individuale? SACRIFICI PER TUTTI La risposta, ovviamente, dipende da caso a caso. Ma osservando i tre identikit tracciati qui a fianco si possono ricavare precise indicazioni: tutti, giovani e meno giovani, dovranno rimanere al lavoro piu’ a lungo per avere una pensione di un certo livello: almeno fino a 62 65 anni; piu’ si guadagnera’ minore sara’ la copertura della pensione Inps. Con una “carriera debole” a 65 anni la pensione pubblica pesera’ tra il 65 e il 73% dell’ ultimo stipendio. La “carriera forte” riduce la pensione Inps fino al 45 50%; a seconda di come si combinano i due parametri per garantirsi nella terza eta’ un reddito pari all’ 80% dell’ ultimo stipendio bisognera’ dedicare alla previdenza almeno il 5% della retribuzione. E nei casi peggiori (carriera forte) si arriva al 30%. Il che vuol dire che un venticinquenne con 30 milioni di reddito dovra’ da subito risparmiare per la previdenza almeno un milione e mezzo l’ anno. E un trentacinquenne quattro cinque milioni; solo in pochi casi e’ sufficiente l’ iscrizione al Fondo pensioni a cui il lavoratore contribuira’ con il 2% del proprio stipendio. In piu’ beneficera’ del capitale che matura attraverso il contributo del datore di lavoro e dell’ accantonamento del trattamento di fine rapporto (vedi servizio sotto); la sottoscrizione di una polizza vita e’ indispensabile per chi ha una brillante carriera. Nella tabella a pagina 15 si puo’ trovare una guida pratica ai prodotti da scegliere. Gli esempi rappresentati qui a fianco riguardano un venticinquenne neoassunto, un trentacinquenne con dieci anni di anzianita’ e un quarantacinquenne con venti anni di lavoro sulle spalle (i criteri di calcolo sono sintetizzati a fondo pagina). Le stime adottate sono prudenziali: si e’ ipotizzato un rendimento reale di Fondo pensione e polizza vita del 3,5%. E’ chiaro che piu’ questi renderanno minori saranno i versamenti richiesti per arrivare ad avere l’ 80% dell’ ultima retribuzione. IL NEOASSUNTO A 57 anni la pensione sara’ pari al 46% dell’ ultimo stipendio (carriera debole) o scendera’ addirittura al 30% se gli scatti di stipendio saranno consistenti. A 65 anni la pensione salira’ , rispettivamente, al 73 e al 45% dell’ ultimo stipendio. Con la carriera debole sara’ sufficiente la partecipazione al Fondo pensione per garantirsi una vecchiaia serena. Chi avra’ forti scatti di stipendio dovra’ sacrificare parte del proprio reddito a una polizza vita: l’ 1,53% se decide di ritirarsi a 65 anni e cioe’ 459.000 lire all’ anno, il 6% (1.800.000 lire) per smettere a 62 anni e, addirittura, il 15% per lasciare a 57 anni (quasi 4,5 milioni). IL TRENTACINQUENNE E’ il lavoratore che paghera’ il prezzo maggiore. Soprattutto se fara’ una brillante carriera. In questo caso dovra’ agire su un doppio binario: il Fondo pensione piu’ un consistente contributo per una polizza vita. Chi vuole ritirarsi a 57 anni, naviga in una carriera forte e ha uno stipendio di 50 milioni dovra’ versare da subito in una polizza vita qualcosa come 14,6 milioni all’ anno (il 29,3% della retribuzione) che poi andranno rivalutati in rapporto alla crescita dello stipendio. Pur allungando i tempi di pensionamento il contributo a una polizza vita resta, comunque, ragguardevole: dai 5 agli 8 milioni rivalutabili. Se la carriera e’ debole e si resta al lavoro almeno fino a 62 anni bastera’ il Fondo pensione. IL QUARANTACINQUENNE Non avra’ particolari problemi se si vuole ritirare a 65 anni, salvo un investimento in una polizza vita. Per lasciare a 60 anni dovra’ destinare a una polizza vita 2.778.000 lire (4,6% del reddito) se ha una carriera debole e piu’ di 8 milioni con una carriera forte. ————————- PUBBLICATO —————————— DAI VERSAMENTI ALLE TASSE, I SEGRETI DA CONOSCERE TITOLO: Il paracadute del Fondo pensione… – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Fondi pensione? Si’ grazie. Per tutti i lavoratori l’ adesione a casse previdenziali di categoria o aziendali sara’ una vera e propria necessita’ . Solo cosi’ potranno arrotondare un po’ la rendita pubblica. Certo non sempre sara’ sufficiente per mantenere piu’ o meno inalterato il proprio tenore di vita. Ma senza questo paracadute i sacrifici diventano insostenibili. Come nascono. Si formeranno in base ad accordi collettivi, aziendali o tra lavoratori. L’ adesione al fondo e’ facoltativa. Chi non vuole, insomma, puo’ restare fuori. I contributi. Ogni lavoratore potra’ mettere di suo fino al 2% del reddito. A questa quota si aggiunge un analogo versamento da parte del datore di lavoro e una fetta degli accantonamenti per il trattamento di fine rapporto di lavoro (sempre il 2%) che attualmente viene gestito dalle aziende. Per i neoassunti dal 1996 la quota Tfr da versare nel fondo pensioni e’ integrale: 7,4% del reddito. Regole leggermente diverse per gli autonomi: il versamento al Fondo puo’ arrivare al massimo fino al 6% del reddito. Gli investimenti. Questi versamenti confluiscono in un Fondo, gestito a scelta attraverso convenzioni con assicurazioni, banche, Sim. I contributi verranno investiti e i frutti verranno capitalizzati sul conto individuale di ciascun lavoratore. Le prestazioni. All’ eta’ pensionabile si potra’ riscuotere una pensione complementare a quella dell’ Inps, o scegliere la liquidazione delle prestazioni maturate al 50% sotto forma di capitale e al 50% sotto forma di rendita. Le tasse. Il lavoratore puo’ dedurre dal reddito i contributi versati fino al 2% dello stipendio con un tetto di due milioni e mezzo (il limite e’ portato a cinque milioni per i lavoratori autonomi). Il versamento al Fondo pensione, quindi, consente di risparmiare un po’ di tasse. Fisco meno favorevole sul fronte delle prestazioni. Il capitale finale e’ soggetto a tassazione separata (come l’ attuale retribuzione): non sono imponibili i contributi versati dal dipendente. La rendita e’ tassata per l’ 87,5% del suo importo. Gli esempi. Un trentacinquenne partecipando al Fondo pensione con un versamento annuo di tre milioni complessivi (un milione sborsato direttamente, un milione di Tfr e un milione pagato dal datore di lavoro) a 65 anni avra’ una pensione aggiuntiva di quasi 19 milioni in lire attuali. Complessivamente sono stati versati nel Fondo 121 milioni in lire attuali, di cui 40 a carico del lavoratore. Se il trentacinquenne avra’ una carriera forte (crescita retribuzioni del 5%) a 65 anni avra’ una rendita di 29 milioni a fronte di 200 milioni di versamenti (66 usciti dalle tasche del lavoratore). ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: Come sono stati fatti i calcoli – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Per ciascuno dei tre lavoratori ipotizzati sono stati scelti due diversi profili di crescita professionale: una carriera debole, con incremento delle retribuzioni del 2% annuo, e una forte, con scatti del 5%. Tutti i dati sono espressi in termini reali, vale dire al netto dell’ inflazione. La crescita del Pil (Prodotto interno lordo) utilizzata per rivalutare le prestazioni dell’ Inps e’ dell’ 1,5%. Il rendimento del Fondo pensioni o della polizza vita e’ del 3,5%. I costi sono calcolati al 5%. Nell’ indicare nelle tabelle la quota da investire nel Fondo pensione e’ stato riportato il versamento imputabile direttamente al lavoratore (2%). A questo si aggiunge il 2% del datore di lavoro e il 2% del Tfr (7,4% per i neoassunti). Nel prossimo numero Baby pensioni addio Le regole che i dipendenti pubblici devono conoscere e le penalizzazioni previste ————————- PUBBLICATO —————————— E’ IMPORTANTE SCEGLIERE IL PRODOTTO GIUSTO TITOLO: …e quello delle polizze vita – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – POLIZZA MISTA. Serve a soddisfare sia le esigenze previdenziali sia quelle piu’ strettamente assicurative: alla scadenza pattuita viene liquidato un capitale o, in opzione, una rendita vitalizia. A copertura del rischio di morte dell’ assicurato viene garantito da subito un capitale che si rivaluta annualmente. A CHI SI RIVOLGE. Ai capifamiglia che, oltre a investire per la propria pensione, desiderano proteggere economicamente il futuro dei loro cari in caso di decesso. L’ ESEMPIO. Un quarantenne, sposato, con un figlio, che sottoscrive per 20 anni una polizza mista versando 2,5 milioni l’ anno ha un capitale assicurato, liquidabile da subito esentasse agli eredi, di 53 milioni. Il capitale e’ rivalutabile ogni anno in base al rendimento netto del fondo nel quale sono investiti i premi versati (dedotte imposte e commissioni). A scadenza potra’ disporre di una somma di 88 milioni o di una rendita vitalizia rivalutabile di 6.570.000 lire all’ anno. RISCATTO. Il contratto deve essere portato a termine. Per la copertura assicurativa prevista e per l’ incidenza di commissioni varie, infatti, il riscatto e’ penalizzato. 14 PREVIDENZAPREVIDENZE SABATO 16 SETTEMBRE 1995 15 CAPITALE DIFFERITO. E’ la soluzione per chi cerca l’ accantonamento di un capitale con la possibile alternativa di incassare una rendita. Questa polizza non prevede una copertura aggiuntiva in caso di decesso dell’ assicurato: e’ prettamente previdenziale. Finanziariamente, a parita’ di versamenti, rende piu’ di una polizza mista: il capitale erogato alla scadenza e’ decisamente superiore. A CHI SI RIVOLGE. Ai single o a coloro che intendono costituire nel tempo un capitale per fini diversi, dall’ acquisto di una casa al finanziamento degli studi dei figli. L’ ESEMPIO. Il nostro quarantenne che versa 2,5 milioni per 20 anni puo’ riscuotere a 60 anni con questa polizza 109 milioni in un’ unica soluzione oppure una rendita di 7.280.000 lire l’ anno. RISCATTO. E’ possibile gia’ dopo cinque sei anni di versamenti ottenendo gli interessi. Ma solo se la polizza prevede commissioni sui versamenti (caricamenti) contenuti: tra il 5 e l’ 8% annuo. Sono da preferire, quindi, le polizze di tipo bancario. In caso di morte dell’ assicurato e’ restituito ai beneficiari un capitale pari alla somma dei premi pagati piu’ gli interessi maturati. RENDITA DIFFERITA. Si tratta di un piano previdenziale: l’ assicurato versa periodicamente i premi per ottenere alla scadenza la liquidazione di una rendita. O in alternativa di un capitale. Il piano ha una durata prestabilita (di norma 15 20 anni). Ogni anno l’ assicurato riceve dalla compagnia l’ aggiornamento della sua rendita che si incrementa grazie alla rivalutazione ottenuta dal Fondo nel quale sono investiti i premi. A CHI SI RIVOLGE. A quanti vogliono ottenere all’ eta’ pensionabile un assegno integrativo della rendita pubblica. Attenzione che per raggiungere un assegno vitalizio significativo bisogna prevedere cospicui versamenti e soprattutto sottoscrivere una polizza di lunga durata (almeno ventennale). L’ ESEMPIO. Il nostro quarantenne che versa 2,5 milioni per 20 anni puo’ riscuotere a 60 anni un assegno vitalizio di 8.500.000 lire oppure optare per la liquidazione di un capitale di 104 milioni. RISCATTO. E possibile, ma per poter ottenere almeno la restituzione dei soldi versati deve essere trascorso il 50% del periodo contrattuale. Come per la polizza di capitale differito, in caso di morte dell’ assicurato vengono liquidati agli eredi i premi versati rivalutati. A CIASCUNO LA SUA SOLUZIONE (Quale polizza vita i tre lavoratori qui a fianco devono sottoscrivere a seconda delle loro necessita’ ) Bisogni da coprire Lavoratori Tutela famiglia in caso di morte lavoratore Costituzione rendita per integrazione pensionistica di una liquidazione aggiuntiva Polizza vita da scegliere 25ENNE NEO ASSUNTO CARRIERA DEBOLE a) single NO Basta fondo pensione SI CAPITALE DIFFERITO a) coniugato figli a carico SI Basta fondo pensione SI MISTA CARRIERA FORTE a) coniugato figli a carico SI SI NO MISTA 35ENNE CON 10 ANNI D’ ANZIANITA’ a) single NO SI NO RENDITA DIFFERITA a) coniugato figli a carico SI SI NO MISTA 45ENNE CON 20 ANNI D’ ANZIANITA’ a) single NO NO SI CAPITALE DIFFERITO CARRIERA DEBOLE Eta’ Pensione Inps % ultimo in milioni stipendio 57 25,6 46,2 62 37,7 61,7 65 47,8 73,7 CARRIERA FORTE 57 42,1 30,9 62 67,7 39,0 65 90,7 45,0 Per integrare la pensione all’ 80% dell’ ultimo stipendio dovra’ investire in % della retribuzione: Eta’ In fondo pensione In polizza vita 57 carriera debole 2% 0,4% carriera forte 2% 15,4% 62 carriera debole 2% . carriera forte 2% 6,2% 65 carriera debole 2% . carriera forte 2% 1,5% CARRIERA DEBOLE Eta’ Pensione Inps % ultimo in milioni stipendio 57 35,6 47,0 62 50,1 60,0 65 61,8 69,6 CARRIERA FORTE 57 45,2 32,4 62 69,7 39,2 65 91,4 44,4 Per integrare la pensione all’ 80% dell’ ultimo stipendio dovra’ investire in % della retribuzione: Eta’ In fondo pensione In polizza vita 57 carriera debole 2% 12,0% carriera forte 2% 29,3% 62 carriera debole 2% 1,5% carriera forte 2% 16,4% 65 carriera debole 2% . carriera forte 2% 10,4% CARRIERA DEBOLE Eta’ Pensione Inps % ultimo in milioni stipendio 60 52,1 66,4 65 66,3 75,8 CARRIERA FORTE 60 69,6 58,6 65 101,5 67,0 Per integrare la pensione all’ 80% dell’ ultimo stipendio dovra’ investire in % della retribuzione: Eta’ In fondo pensione In polizza vita 60 carriera debole 2% 4,6% carriera forte 2% 13,4% 65 carriera debole . . carriera forte 2% 4,6%
Golinucci Paolo
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(16 settembre 1995) – Corriere della Sera