Con i tassi che vanno sempre piu’ giu’ anche la pensione di scorta fatta con una polizza vita rendera’ meno. Perche’ nei fondi in cui gli assicuratori investono i soldi dei clienti ci sono soprattutto titoli di Stato, che ora rendono certamente meno che in passato. E allora l’ Isvap (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) e’ corsa ai ripari, abbassando il rendimento ipotetico con cui gli agenti costruiscono i preventivi. Dal prossimo primo gennaio, quindi, chi andra’ a comprare una polizza vita si vedra’ proporre delle tabelle con proiezioni a un tasso ipotetico lordo dell’ 8,5% e non piu’ del 10%, il rendimento con cui si sono costruite tutte le ipotesi dal ‘ 94 ad oggi. Questo tasso, lo ricordiamo, non e’ da confondere con quel minimo garantito (3 4%) che le compagnie si impegnano a riconoscere al cliente. Che cosa significa dunque il taglio di questo rendimento ipotetico per chi ha gia’ una polizza? Anche se, lo ripetiamo, questo tasso ha un puro valore esemplificativo che non impegna l’ assicuratore, chi ha acquistato un contratto negli ultimi due anni deve abituarsi a ragionare in altri termini sul risultato finale. Perche’ , inevitabilmente, ricalcolando tutto il percorso residuo della polizza con il nuovo tasso, il capitale o la rendita finali saranno sicuramente ben piu’ bassi di quelli ipotizzati all’ inizio. Nell’ esempio (vedi grafico) abbiamo rifatto i conti in tasca al possessore di una polizza ventennale con capitale differito: il suo ipotetico risultato finale non e’ piu’ pari a 108 ma a 94 milioni. C’ e’ anche un altro ragionamento da fare: il tasso ipotetico di rendimento al 10% presupponeva un’ inflazione superiore all’ attuale 3,4%. Quindi, se il costo della vita scendera’ ancora, il potere d’ acquisto del capitale dovrebbe restare uguale.
Golinucci Paolo
Pagina 19
(15 ottobre 1996) – Corriere della Sera