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cara carissima pensione

Con vent’ anni di lavoro, questo signore quarantacinquenne conserva il calcolo retributivo. Se va in pensione a 60 anni (35 di anzianita’ ), deve incrementare la rendita pubblica versando da subito in una formula di previdenza integrativa il 27,69% (nell’ ipotesi di carriera debole), oppure il 41,76% (carriera forte con dinamica della busta paga al 5%) dello stipendio, che ammonta a 60 milioni. Con lo stop lavorativo fissato a 65 anni, raggiunge il 100% dell’ ultimo reddito con versamenti pari, sempre a seconda della carriera, al 12,39% o al 22,33%. CARRIERA DEBOLE Eta’ (anni) Anzianita’ Pensione Inps % stipendio Vers. annuo pens. integr.* in % sullo stipendio 65 40 66,3 75,88% 7,4 12,39% 50 35 52,5 66,40% 16,6 27,69% Retribuzione iniziale: 60.000.000. Crescita retribuzioni: 2% l’ anno. Tasso di capitalizzazione Inps: 1,5% (crescita reale Pil). Tasso di rendimento Fondo pensione: 3,5%. Valori reali (al netto dell’ inflazione). Importi in milioni di lire. CARRIERA FORTE 65 40 101,5 67,00% 13,3 22,33% 60 35 69,6 58,63% 25,0 41,76% Retribuzione iniziale: 60.000.000. Crescita retribuzioni: 5% ————————- PUBBLICATO —————————— DOPO LA RIFORMA QUANTO COSTERA’ GARANTIRSI IL 100% DELL’ ULTIMO STIPENDIO TITOLO: Cara, carissima pensione Piu’ si fa carriera, piu’ si dovra’ pagare – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – La carriera frena le nuove pensioni. Con le nuove regole, maggiori sono gli scatti di stipendio, piu’ corta sara’ la coperta della pensione Inps in rapporto all’ ultimo reddito. E allora quanto si dovra’ investire per garantirsi nella Terza eta’ il 100% dell’ ultima busta paga? Se si fa strada, anche il 40% del reddito annuale. Corriere Soldi ha esaminato tre casi di lavoratori dipendenti ipotizzando per ciascuno di loro due percorsi professionali diversi: una carriera debole, con crescita media della retribuzione (al netto dell’ inflazione) pari al 2% l’ anno, e una forte, con rivalutazione del 5%. Attenti al Pil. Con il sistema di calcolo “contributivo”, la pensione pubblica si alimenta con versamenti annui (dal 20% al 33%) che si rivalutano ogni anno in base alla crescita media del Prodotto interno lordo (Pil) degli ultimi 5 anni. Il montante (contributi piu’ interessi) cosi’ ottenuto si trasforma in pensione sulla base di coefficienti variabili in ragione dell’ eta’ raggiunta. Fino a quando la crescita del salario va di pari passo con quella del Pil, il grado di copertura della pensione non si abbassa; se invece una brillante carriera fa salire la retribuzione piu’ velocemente, l’ assegno pensionistico pubblico pesa di meno. E allora bisogna integrarlo. Ma quanto costa? Integrare. Abbiamo calcolato quanto dovrebbero investire tre lavoratori tipo per ottenere all’ eta’ pensionabile una rendita complessiva pari al 100% dell’ ultimo stipendio. Sottoscrivendo un fondo pensione o una polizza vita. Il versamento varia tra il 5,77% e il 30% del reddito per il percorso “debole”. Mentre per la carriera forte si versera’ dal 6,31% al 41%. ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: Il lungo cammino di chi comincia adesso – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Comincera’ a lavorare nel ‘ 96, a 25 anni, con un reddito di 30 milioni. Se la retribuzione cresce del 2% reale, avra’ una rendita Inps che copre, a seconda dell’ eta’ scelta per la pensione, dal 31% al 45% dell’ ultimo stipendio. Per arrivare al 100% dovrebbe investire ogni anno dal 5,7% al 19,5% della sua busta paga. Se invece la sua retribuzione sale al ritmo del 5% reale, l’ assegno pubblico coprira’ solo il 30 45% dell’ ultimo reddito: per mantenere il tenore di vita degli ultimi anni di lavoro, dovrebbe accantonare fin d’ ora il 21 39% dello stipendio. CARRIERA DEBOLE Eta’ (anni) Anzianita’ Pensione Inps % stipendio Vers. annuo pens. integr.* in % sullo stipendio 57 32 25,6 46,24% 5,8 19,57% 62 37 37,7 61,71% 3,1 10,20% 65 40 47,8 73,71% 1,7 5,77% Retribuzione iniziale: 30.000.000. Crescita retribuzioni: 2% l’ anno. Tasso di capitalizzazione Inps: 1,5% (crescita reale Pil). Tasso di rendimento Fondo pensione: 3,5%. Valori reali (al netto dell’ inflazione). Importi in milioni di lire. CARRIERA FORTE 57 32 42,1 30,94% 11,8 39,40% 62 37 67,8 39,02% 8,2 27,38% 65 40 90,7 45,09% 6,3 21,23% Retribuzione iniziale: 30.000.000. Crescita retribuzioni: 5% ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: Trentacinquenni, mezzo stipendio nel Fondo integrativo – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Dieci anni di anzianita’ , 35 anni di eta’ e uno stipendio di 50 milioni. Per questo dipendente una dinamica salariale del 2% reale (contro un incremento del Pil dell’ 1,5%) comporta un investimento integrativo, per arrivare al 100% dell’ ultimo reddito, che varia dal 9,6% al 30,2% della busta paga. Ipotizzando invece una carriera “forte”, cioe’ una crescita reale annua della busta paga pari al 5%, dovra’ mettere nel Fondo pensione (per coprire tutto l’ ultimo reddito) una percentuale dello stipendio veramente molto alta, compresa fra il 26,8% e il 52%. CARRIERA DEBOLE Eta’ (anni) Anzianita’ Pensione Inps % stipendio Vers. annuo pens. integr.* in % sullo stipendio 57 32 36,6 47,07% 15,1 30,28% 62 37 50,1 59,99% 7,9 15,80% 65 40 61,8 69,68% 4,8 9,61% Retribuzione iniziale: 50.000.000. Crescita retribuzioni: 2% l’ anno. Tasso di capitalizzazione Inps: 1,5% (crescita reale Pil). Tasso di rendimento Fondo pensione: 3,5%. Valori reali (al netto dell’ inflazione). Importi in milioni di lire. CARRIERA FORTE 57 32 45,2 32,46% 26,2 52,40% 62 37 69,7 39,26% 17,4 34,98% 65 40 91,4 44,41% 13,4 26,82% Retribuzione iniziale: 50.000.000. Crescita retribuzioni: 5% ————————- PUBBLICATO —————————— LA BASE PENSIONABILE CALCOLATA SU 780 SETTIMANE TITOLO: Autonomi penalizzati Niente rendita prima dei 57 anni – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Pensione di anzianita’ sempre piu’ difficile per i lavoratori autonomi. Se passa la riforma, la rendita anticipata diventera’ un traguardo irraggiungibile anche dopo 40 anni di contributi. Per artigiani, commercianti e coltivatori diretti, contrariamente a quanto stabilito per i dipendenti, non esiste infatti alternativa al nuovo requisito dell’ eta’ minima. Come dire: niente pensione prima dei 57 anni. NON BASTANO 35 ANNI Il disegno di legge di riforma prevede che, sino alla sua definitiva scomparsa, quando cioe’ andra’ a regime il nuovo sistema “contributivo” che non fa piu’ distinzione tra vecchiaia e anzianita’ , il pensionamento anticipato dopo 35 anni di contributi sia accompagnato anche da una soglia minima di eta’ . Per i lavoratori dipendenti l’ accesso all’ anzianita’ potra’ avvenire con 35 anni di contributi e un’ eta’ minima che sale gradualmente da 52 (nel biennio 1996.97) a 57 anni (nel 2006); oppure, indipendentemente dall’ eta’ , con un numero di anni di contribuzione superiore a 35. Cosi’ , per esempio, si parte da 36 anni (nel periodo 1996.98) e si arriva a 40 anni nel 2008. VIETATO AI MINORI Per i lavoratori autonomi le cose stanno diversamente: l’ accesso all’ anzianita’ , rispetto all’ eta’ pensionabile, puo’ avvenire esclusivamente in presenza di un minimo di 35 anni di contributi e a un’ eta’ non inferiore a 57 anni (ridotta a 56 per il solo biennio 1996.1997). Significa, in altre parole, che artigiani, commercianti e coltivatori diretti, che sino a ora potevano ottenere la pensione anticipata a prescindere dall’ eta’ , in futuro dovranno avere come minimo, oltre ai 35 anni di contributi, anche 57 anni compiuti. Uomini e donne, senza alcuna alternativa, neppure raggiungendo il massimo dei 40 anni di contributi. VIA LIBERA AI BLOCCATI Come per i dipendenti, anche per artigiani, commercianti e coltivatori diretti il blocco delle anzianita’ durera’ piu’ a lungo del previsto. Inoltre, le decorrenze programmate per gli autonomi sono maggiormente diradate. La differenza di trattamento va fatta risalire alla circostanza che a loro non si richiede la cessazione dell’ attivita’ . L’ esodo, alla stregua dei dipendenti, sara’ scaglionato a seconda della data di raggiungimento dei 35 anni di contributi e di compimento dell’ eta’ (vedi la tabella qui in alto). CALCOLO DELLA PENSIONE Chi ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 conserva l’ attuale criterio di calcolo “retributivo”. Per i lavoratori autonomi la riforma anche in questo campo portera’ una novita’ : la base pensionabile passera’ dalla media dei redditi degli ultimi 10 anni a quella degli ultimi 15. Con un avvicinamento graduale, al ritmo di 16 mesi in piu’ ogni anno. In sostanza, oggi il reddito preso in considerazione per il calcolo della pensione di artigiani, commercianti e coltivatori diretti abbraccia un arco temporale di 10 anni (520 settimane). Questi 10 anni di partenza dall’ anno prossimo saranno maggiorati del 66,6% del periodo compreso dal primo gennaio ‘ 96 e la data del pensionamento fino, appunto, a raggiungere i 15 anni (780 settimane) nel 2004. Questo vuol dire che chi chiede la rendita con decorrenza primo gennaio Duemila, avra’ una pensione calcolata sulla media dei redditi dichiarati al Fisco negli ultimi 12 anni e mezzo. Mentre chi va in pensione nel gennaio del 2004 dovra’ fare i conti sui redditi d’ impresa degli ultimi 15 anni (dall’ 89 al 2003). ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: Il balzello sulle collaborazioni colpisce tutti – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Torna sulla scena con una sorpresa il balzello a carico dei lavoratori “indipendenti”. E’ stato ridotto dal 15 al 10%, ma . e proprio qui sta la sorpresa . ora e’ dovuto da tutti coloro che intrattengono rapporti di collaborazione, compreso chi ha gia’ una copertura previdenziale o e’ gia’ in pensione. Questo perche’ nella nuova formulazione del contributo e’ prevista anche la partecipazione di chi richiede la prestazione professionale. La nuova aliquota contributiva, infatti, e’ a carico del lavoratore per un terzo (il 3,33% del compenso), mentre il resto sara’ pagato da chi commissiona la collaborazione. Se fosse stata confermata la precedente esclusione a favore di chi e’ gia’ assicurato o in pensione, si sarebbe creata una vera e propria concorrenza sleale. Nel senso che il committente, per risparmiare il 6,66% della parcella, avrebbe preferito affidarsi solo a professionisti gia’ “previdenzialmente coperti” o pensionati. Obbligati al versamento sono coloro che esercitano un’ attivita’ professionale in maniera abituale, anche se non esclusiva (articolo 49, commi 1 e 2, lettera “a”, del Dpr numero 917.1986). In particolare chi amministra societa’ (anche revisore dei conti o sindaco); chi collabora a giornali, riviste, enciclopedie; chi partecipa a collegi o commissioni; chi ha rapporti di collaborazione coordinata e continuativa in attivita’ a contenuto artistico e professionale svolta senza vincoli di subordinazione nel quadro di un rapporto unitario e continuativo. Unici esonerati: gli assegnatari di borse di studio. I versamenti effettuati dai lavoratori “indipendenti” andranno ad alimentare un fondo Inps che in futuro corrispondera’ una pensione calcolata con il criterio “contributivo”. I requisiti per ottenere la rendita saranno gli stessi previsti per gli altri lavoratori: una soglia di eta’ minima di 57 anni e una contribuzione di almeno 5 anni. Per aver diritto all’ accredito contributivo “pieno”, bisogna versare il 10% del reddito minimo di artigiani e commercianti. Per un anno di contributi utili bisogna versare almeno 1.968.000 lire all’ anno. Con pagamenti inferiori, l’ accredito contributivo viene proporzionalmente ridotto. L’ obbligo del versamento decorrera’ dal primo gennaio ‘ 96. Gli interessati dovranno autodenunciarsi all’ Inps, entro il prossimo 31 gennaio, indicando il tipo di attivita’ svolta, i dati anagrafici e il codice fiscale. Dovranno dare un definitivo addio al vantaggio delle pensioni baby. Ma sull’ altro piatto della bilancia i pubblici dipendenti troveranno un contentino, fatto di benefici dai quali finora erano esclusi. Potranno avere una pensione di inabilita’ piu’ adeguata e il trattamento minimo. E alla fine il bilancio per alcuni potrebbe risultare meno amaro del previsto. Il minimo. Verra’ conteggiato dal primo gennaio di quest’ anno. E quindi anche con gli arretrati. Chi ne ha diritto? I pensionati per raggiunti limiti di eta’ e per infermita’ e i titolari di pensioni ai superstiti. Ne e’ invece escluso chi va in pensione anticipata. Il minimo spetta a chi ha la pensione liquidata col sistema retributivo, o integralmente (e’ il caso dei lavoratori con 18 anni e piu’ di contributi) o in pro rata (per quelli con meno di 18 anni). E’ escluso, invece, per le pensioni liquidate con il sistema contributivo. Il minimo, che per il 1995 ammonta a 626.450 lire al mese, e’ soggetto a determinate condizioni. Il titolare della pensione non deve avere redditi propri assoggettabili all’ Irpef superiori a due volte l’ importo del trattamento minimo stesso (lire 16.287.700 lire per il ‘ 95); se e’ coniugato, fermo il limite di reddito personale, il reddito cumulato non puo’ superare di tre volte il minimo (24.431.550 lire). Nuove inabilita’ . Allo statale, che non e’ piu’ in grado di svolgere alcuna attivita’ lavorativa, sara’ assicurata una pensione che tiene conto dell’ anzianita’ di servizio maggiorata di un bonus corrispondente agli anni mancanti all’ eta’ pensionabile. Un po’ come avviene nel campo dei privati. Il vantaggio e’ notevole rispetto alle regole attuali, che garantiscono ai lavoratori dispensati per inidoneita’ assoluta e permanente una pensione calcolata in base agli anni di servizio utile effettivamente maturati. L’ anzianita’ complessiva non puo’ superare i quarant’ anni e la pensione l’ 80% della base imponibile, ne’ il trattamento derivante da inabilita’ per servizio. La pensione non sara’ cumulabile con la rendita liquidata dall’ Inail, se legata dallo stesso danno, fino a concorrenza dell’ importo della rendita. Tuttavia rimangono i trattamenti piu’ favorevoli esistenti: le differenze saranno riassorbite con i futuri miglioramenti. ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: E ora si allarga la base pensionabile – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Per lo statale diventano pensionabili compensi che finora erano stati esclusi dal calcolo. Non solo quelli saltuari o eventuali, ma anche quelli continuativi, come l’ indennita’ di funzione. Pensioni piu’ alte, quindi, ma anche maggiori trattenute. La novita’ , che scatta da gennaio, non riguarda solo i giovani, che avranno maggiori accantonamenti per la pensione contributiva, ma anche chi e’ gia’ in attivita’ . Neoassunti. La loro pensione sara’ liquidata con il sistema contributivo. E cioe’ , al compimento dell’ eta’ minima (57 anni), spettera’ una pensione corrispondente a una certa percentuale, prefissata in relazione all’ eta’ di pensionamento, dei contributi accantonati in tutta la vita lavorativa (dal 4,720% al 6,136%). Facciamo un esempio. Un impiegato comunale dopo aver accumulato in 35 anni contributi per 480 milioni (ha iniziato con una retribuzione di 25 milioni l’ anno e ha concluso con 42) decide di andare in pensione a 57 anni: la sua rendita sara’ di 22.656.000 lire annue (480 milioni per 0,0472). Un suo collega che rimanda la pensione a 65 anni ricevera’ , a parita’ di capitale, 29.453.000 lire (perche’ il suo coefficiente e’ 0,0613). Lavoratori in attivita’ . A seconda che abbiano, o non, gia’ 18 anni di contributi, avranno una pensione liquidata interamente o in parte con il tradizionale calcolo retributivo. ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: La liquidazione cambia pelle – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Sparisce la liquidazione per far posto al trattamento di fine rapporto, come nel settore privato. La novita’ interessa i giovani che entreranno nel pubblico impiego dal primo gennaio del prossimo anno e, a seguire, i pubblici gia’ in servizio. La buonuscita degli statali non cambia solo il nome ma anche la sostanza. Infatti, non sara’ piu’ liquidata una certa cifra per ogni anno di servizio svolto, come accade ora, ma gli accantonamenti (ogni anno viene messa da parte una quota pari alla retribuzione lorda annua divisa per 13,5) verranno rivalutati in base al tasso dell’ 1,5% annuo e al 75% dell’ indice dei prezzi al consumo Istat. Per i pubblici questa e’ una condizione di maggior favore rispetto al passato. Nel Tfr, infatti, viene considerata l’ intera retribuzione, comprendendovi tutte le voci che la compongono. C’ e’ da ricordare, pero’ , che dagli accantonamenti destinati al Tfr verra’ tolta una quota per finanziare i nuovi fondi pensione. ————————- PUBBLICATO —————————— DIPENDENTI PUBBLICI MUOIONO I BABY ASSEGNI, ARRIVANO ALTRI VANTAGGI TITOLO: Statali, riforma meno amara Trattamento minimo e inabilita’ , sorprese positive – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – BABY ASSEGNI PENSIONAMENTI ANTICIPATI COSI’ IL SECONDO CANALE… Sono un dipendente comunale. Nel 1996 compiro’ 54 anni e ne avro’ 33 di servizio. Volevo sapere se, chiedendo la pensione, dovro’ per forza subire delle penalizzazioni. Sara V. (Milano) Per evitare penalizzazioni lei dovra’ lavorare ancora due anni e raggiungere i 35 anni di servizio. Nel caso in cui intenda pensionarsi subito, potra’ utilizzare il cosiddetto “secondo canale” di uscita. In questo modo, pero’ , avrebbe diritto a un trattamento ridotto del 3% (per via dei 2 anni mancanti ai 35 di servizio). Sono insegnante e ho gia’ fatto domanda di pensione per il primo settembre 1996, data in cui avro’ 57 anni compiuti e 32 di servizio. A quale penalizzazione andro’ incontro? Marinella Pesci (Milano) Per tre anni di anticipo rispetto ai 35 anni di servizio e’ prevista una riduzione del trattamento del 5%. Siamo due colleghe, dipendenti della Regione Piemonte. Questa la situazione al 31 dicembre 1995: 52 anni e 27 di servizio; 47 anni e 26 di servizio. Qual e’ la via piu’ veloce per il pensionamento? Lettera firmata (Torino) Nel primo caso (52 anni di eta’ e 27 di servizio) il pensionamento potra’ avvenire anche l’ anno prossimo, con la penalizzazione del 15% (8 anni mancanti ai 35 di servizio). Nel secondo (46 anni di eta’ e 26 di servizio) la via “piu’ veloce” e’ rappresentata dal “terzo canale”. La signora dovra’ comunque raggiungere i 30 anni, con i quali poi, indipendentemente dall’ eta’ , potra’ ottenere la pensione ridotta del 13% (7 anni mancanti ai 37 di servizio). … E COSI’ I TAGLI DEL TERZO Sono una dipendente di ente pubblico iscritta all’ Inpdap (ex Cpdel). Ho 30 anni di contributi, compreso il periodo versato all’ Inps che ho gia’ ricongiunto grazie alla legge numero 29 del 1979. Per motivi di famiglia (ho entrambi i genitori anziani) l’ anno prossimo temo di dover lasciare il lavoro, dopo 31 anni. Avendo appena compiuto 48 anni di eta’ (sono andata a lavorare a 17 anni), chiedo se ho la possibilita’ di andare in pensione con il minimo di penalizzazione. Angela Sozzi (Merate) Per non subire penalizzazioni dovra’ raggiungere i 35 anni di servizio. Nel caso di pensionamento l’ anno prossimo (con 31 anni e 49 di eta’ ), non puo’ fare altro che utilizzare il cosiddetto “terzo canale” di uscita. Potra’ ottenere la pensione, indipendentemente dall’ eta’ , ridotta pero’ dell’ 11 per cento (per via dei 6 anni mancanti ai 37 di servizio). DALL’ ANNO PROSSIMO ALMENO 52 ANNI DI ETA’ Insegnante di scuola media nata nel 1945, con 27 anni di servizio. Come sara’ la mia situazione pensionistica dopo la riforma? Non ho fatto alcuna domanda. Maria Grazia Giani (Carpi) Isuoi 27 anni di servizio le consentirebbero di andare in pensione anche l’ anno prossimo, se avesse pero’ compiuto i 52 anni. Per cui, dovra’ attendere il ‘ 97, epoca in cui combina il vecchio requisito di servizio e 52 anni di eta’ . Nel ‘ 97, con 29 anni di anzianita’ , avrebbe comunque diritto a un trattamento ridotto dell’ 11%. BLOCCO CHI PUO’ LASCIARE SUBITO IL POSTO DI LAVORO Dopo 34 anni servizio, ho inoltrato domanda di pensione il 15 luglio 1994, accettata dall’ ente locale da cui dipendo e successivamente bloccata. Quando potro’ lasciare il lavoro? Alfonso Russo (Bari) Si applica la disposizione gia’ contenuta nella Finanziaria (articolo 13, legge n. 724.94): potra’ lasciare il servizio e ottenere la pensione il primo gennaio 1996. Senza subire penalizzazione, perche’ avra’ maturato oltre 35 anni di anzianita’ . LIQUIDAZIONI BUONUSCITA: LE NUOVE NORME SOLO PER I NEOASSUNTI Funzionario delle Finanze in servizio dal marzo 1965. Oltre alla penalizzazione che avro’ sulla pensione lasciando l’ amministrazione prima dei 35 anni, alcuni colleghi mi parlano anche di novita’ riguardo alla buonuscita. Come stanno le cose? Filippo N. (Portici) I suoi colleghi hanno ragione solo in parte. Nel senso che e’ vero che la riforma Dini porta novita’ sul trattamento di buonuscita dei dipendenti pubblici (parificandolo a quello dei dipendenti privati). Tuttavia, la nuova normativa si applichera’ ai soli assunti dal primo gennaio 1996. SCUOLA AGLI INSEGNANTI SI APPLICANO LE STESSE REGOLE Sono un insegnante tecnico grafico nato nel 1951. Ho 24 anni di servizio e il 7 settembre dell’ anno scorso ho presentato domanda di dimissioni, accettata subito dopo. A marzo ho chiesto di rimanere in servizio fino ad agosto ‘ 97 (circolare ministeriale n. 254 del 10 marzo ‘ 95). Potro’ effettivamente lasciare l’ impiego? Giuseppe Aiello (Cosenza) Potra’ lasciare il servizio e avere la pensione dal primo settembre ‘ 97, ma con la decurtazione del 17% (mancano 9 anni ai 35). Insegnante con 16 anni di servizio, con i 4 anni universitari ancora da riscattare raggiungo i 20 anni alla fine di quest’ anno scolastico. Quando posso andare in pensione col minimo? Lettera firmata (Belluno) Con la riforma ci sono queste possibilita’ : o la pensione col minimo di anzianita’ (diventato per il lettore di 24 anni) ma con le decurtazioni per gli anni mancanti ai 35 e con i limiti di eta’ (da 52 a 57 anni); oppure con il “terzo canale” con il quale la pensione arrivera’ nel 2008 col 9% in meno. ————————- PUBBLICATO —————————— PUBBLICO IMPIEGO LE DECORRENZE PER CHI HA I CONTRIBUTI RICHIESTI TITOLO: Le vie d’ uscita con 35 anni – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Sono dipendente del Tesoro. Al 31 dicembre 1995 avro’ maturato 35 anni e tre mesi di servizio effettivo e ho 58 anni. Vorrei sapere quale sara’ la prima data utile per il pensionamento. Saro’ penalizzato in qualche modo? Vincenzo Medri (Frascati) Avendo superato i 35 anni di servizio, non subira’ alcuna penalizzazione del trattamento pensionistico. La prima “uscita” utile, nel caso specifico, e’ fissata al primo luglio 1996. Dipendente statale con 36 anni di servizio e 55 anni di eta’ . Quando avro’ la pensione? Gianni Marchetti (Viterbo) Dipendente della Provincia di 54 anni e 35 di servizio. Quando potro’ andare in pensione? Lettera firmata (Catania) Sono funzionario di ente locale con 35 anni di servizio (31 effettivi, piu’ 4 anni di riscatto laurea) maturati il 30 aprile scorso. Quando potro’ andare in pensione senza subire alcuna penalizzazione? Alberto Ricci (Medicina) Negli ultimi due casi (35 anni maturati nel 1995) il pensionamento potra’ avvenire il primo ottobre ‘ 96. A meno che il lettore bolognese (che ha omesso l’ eta’ ) non abbia anche compiuto i 57 anni, cosa che gli consentirebbe d’ anticipare di tre mesi (1 luglio ‘ 96). Per il lettore di Viterbo l’ appuntamento e’ fissato per il 1 aprile ‘ 96. Dipendente del Comune, anni 62. Al 31 dicembre 1993 avevo maturato 35 anni e 9 mesi di servizio. Quando potro’ pensionarmi? Giuseppe A. (Perugia) Dipendente ospedaliero di 59 anni di eta’ con 37 anni di servizio. Quale decorrenza avra’ la mia pensione? Lettera firmata (Arezzo) Con 35 anni di servizio maturati al 31 dicembre 1993, il pensionamento potra’ avvenire con decorrenza primo settembre ‘ 95. ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: Privati, le strade della vecchiaia e dell’ anzianita’ – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – MINIMO NESSUN LIMITE DA RISPETTARE SE C’ E’ L’ ETA’ PENSIONABILE Sono un’ impiegata tuttora dipendente di una societa’ . Sono nata il 22 luglio del 1935 e al 30 aprile ho maturato circa 1650 settimane di contributi utili alla pensione. Posso richiedere anche oggi la pensione di vecchiaia o e’ previsto qualche blocco? Lettera firmata (Milano) Certamente. Avendo raggiunto e superato l’ eta’ pensionabile prevista puo’ andare quando vuole. CHI HA GIA’ IL BABY ASSEGNO NON RICONGIUNGE I CONTRIBUTI Sono un impiegato quadro di una azienda privata, 56 anni, 21 anni di contributi, e con una pensione baby (22 anni, di cui 7 ottenuti per la legge ex combattenti profughi), che percepisco dal 1976. Due domande: quando potro’ andare in pensione? E possibile avere un’ unica pensione sommando gli anni dei due diversi trattamenti? Romano Grama (Treviso) Il lettore potra’ andare in pensione a 65 anni con la pensione di vecchiaia, calcolata con il sistema retributivo. I contributi gia’ liquidati per una pensione, pero’ , non si possono ricongiungere con gli altri. Percio’ le sue rendite resteranno comunque due. FINESTRE QUEL PREAVVISO SALVA DAL BLOCCO, MA NON DALLE NUOVE DECORRENZE Ho presentato le dimissioni il 15 settembre 1994 con preavviso scaduto il 15 febbraio 1995. Ho inoltrato domanda di pensione di anzianita’ all’ Inps il 2 febbraio 1995, e la mia richiesta e’ stata regolarmente accettata dall’ istituto. A questo punto quale sara’ la decorrenza della mia rendita? Antonia Dordoni (Milano) Il fatto di aver dato la comunicazione di preavviso alla ditta prima del 28 settembre 1994 la esonera dal blocco in atto delle pensioni di anzianita’ . Cio’ nonostante, lei e’ soggetta alle “vecchie” finestre previste dalla riforma Amato e ritoccate dalla legge finanziaria 1994 (legge n 537.1993). Questo vuol dire che la decorrenza della sua pensione di anzianita’ sara’ fissata al primo luglio ‘ 95, se entro il 30 giugno avra’ compiuto i 52 anni di eta’ . Altrimenti slittera’ al primo gennaio 1996.

Golinucci Paolo, Comegna Domenico, Sica Angelo

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(3 giugno 1995) – Corriere della Sera

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