La caccia alle pensioni di scorta e’ sempre piu’ aperta. Ma per garantirsi una vecchiaia tranquilla e’ meglio farsi una polizza vita o acquistare titoli di Stato? Molti lavoratori sulla soglia della pensione si fanno questa domanda. La risposta, pero’ , non e’ una sola. Corriere Soldi ha messo a confronto le due diverse soluzioni, immaginando quello che potrebbe succedere a due pensionati che investono la loro liquidazione di 100 milioni: uno sceglie di acquistare Bot annuali con l’ impegno di rinnovarli automaticamente ogni 12 mesi, l’ altro di stipulare una polizza vita. Il primo incassera’ annualmente gli interessi che derivano dal Bot; il secondo la classica rendita assicurativa. Per entrambe le soluzioni si e’ ipotizzato lo stesso rendimento netto: 8,5%. DUE RISPOSTE Ed ecco la soluzione ai due interrogativi iniziali (meglio il Bot o la polizza?) riassunte nei due grafici qui a fianco: la polizza vita conviene solo nel medio lungo periodo (cioe’ dopo almeno otto anni dalla stipula). Il fai da te finanziario, invece, e’ conveniente se si guarda anche al capitale investito: quello dei Bot continua si’ a deprezzarsi, ma dura piu’ a lungo. In caso di decesso, quindi, si puo’ quasi certamente lasciare qualcosa agli eredi. La soluzione Bot e’ piu’ flessibile: consente di stare piu’ liquidi e di cogliere le occasioni dei mercati finanziari. I CONTENDENTI La polizza utilizzata e’ quella di “rendita vitalizia immediata” con controassicurazione, pensata apposta per chi non ha fatto in tempo a costituirsi la pensione di scorta. Con un versamento “una tantum” abbastanza cospicuo, e’ possibile riscuotere gia’ dopo tre mesi la prima rata della rendita. La presenza della controassicurazione da’ maggiore tranquillita’ al pensionato, spesso timoroso di non vivere abbastanza a lungo per godersi il capitale investito. In caso di morte dell’ assicurato o di chiusura anticipata del piano, infatti, la compagnia rimborsa un capitale pari alla differenza tra il premio netto investito e rivalutato meno le rate riscosse. La tariffa utilizzata e’ quella proposta da San Paolo Vita. L’ altro pensionato usa la liquidazione per acquistare Bot annuali che rinnovera’ via via alla scadenza. Si e’ ipotizzato, inoltre, che i due pensionati mantengano lo stesso tenore di vita, in pratica abbiano sempre la stessa somma a disposizione. Come si puo’ vedere, quella della polizza continua a crescere mentre quella del titolo di Stato scende. Il contratto assicurativo, infatti, prevede che la rendita si rivaluti anno dopo anno del 4,3% . pari all’ inflazione stimata . mentre l’ interesse dei Bot e’ costante e continua a perdere di valore. Cosi’ , ad esempio, al terzo anno la rendita assicurativa e’ pari a 8,3 milioni, al quinto a 9 milioni, al decimo a 11,2 milioni. Per conservare il medesimo potere d’ acquisto anno dopo anno, invece, il primo pensionato e’ costretto, per integrare la rendita da Bot, a prelevare parte del suo capitale che cosi’ produce interessi d’ importo sempre minore. Con questo circolo vizioso, dopo 23 anni, a 88 anni di eta’ , il pensionato che ha scelto i Bot si ritrova al verde. I RISULTATI L’ esito del confronto pero’ deve tenere conto anche del fattore capitale. A parita’ di rendita annua, il capitale in conto che rimane con la soluzione finanziaria e’ piu’ elevato. Da considerare anche il peso del Fisco: la rendita della polizza e’ al netto delle tasse ipotizzando che il pensionato paghi sul 60% dell’ assegno un’ aliquota del 27% (per redditi da 14,4 a 30 milioni). Naturalmente piu’ il reddito e’ elevato, piu’ aumentano le tasse. E cresce la convenienza dei Bot. Ma anche l’ assicurazione ha i suoi vantaggi. Se il pensionato supera gli 85 anni, solo la polizza gli fruttera’ una rendita per il resto della vita. Che non dipende dai tassi di mercato ma e’ calcolata sulla probabilita’ di vita: quindi si incrementa anno dopo anno con il rendimento del fondo che raccoglie i risparmi degli assicurati.
Golinucci Paolo
Pagina 18
(1 luglio 1995) – Corriere della Sera