I conti in tasca a dipendenti e autonomi dopo l’ accordo sui Fondi TITOLO: La pensione “fai da te” Per i neo assunti la rendita di scorta potrebbe arrivare al 50% dell’ ultimo stipendio I vantaggi ridotti dei lavoratori piu’ anziani. Le deduzioni e l’ ipotesi di tassazione – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – MILANO . Fondi pensione all’ orizzonte. Dopo mille polemiche l’ accordo per la previdenza integrativa e’ arrivato a una svolta. Certo, alcune cose potrebbero cambiare. E molte altre sono ancora da definire. Ma, per la prima volta, c’ e’ la possibilita’ concreta di fare qualche ipotesi per capire come potrebbero essere le rendite gestite da una “Cassa comune”. Nella tabella si sono fatti i conti in tasca a quattro lavoratori dipendenti. E, in piu’ , il caso di un autonomo, che avra’ le stesse possibilita’ di integrare la sua pensione “tradizionale”, versando pero’ da solo tutti i contributi. Quattro dipendenti. Piu’ giovani si e’ , piu’ l’ adesione a un Fondo pensione potrebbe risultare vantaggiosa. Nel nostro esempio il neo assunto venticinquenne versa un contributo annuale pari all’ 11,41% del suo stipendio. Una percentuale che si ottiene sommando l’ accantonamento della liquidazione (7,41% della retribuzione) piu’ un altro 4%, meta’ a carico suo e meta’ a carico del datore di lavoro. Alla fine della carriera, cioe’ a 65 anni, dopo 40 anni di versamenti, Mario Rossi incassa un capitale pari al quintuplo del suo stipendio finale (562,10%), oppure un assegno da riscuotere ogni anno pari al 50,62% sempre dell’ ultima retribuzione. Questo calcolo ipotizza una crescita salariale annua dl 3% e un rendimento del Fondo pensione del 6% con spese di gestione pari al 2% del premio. Molto meno redditizia (ma anche meno impegnativa) la situazione degli altri tre dipendenti che lavorano gia’ da tempo: il versamento annuale nel Fondo e’ solo del 6% (2% dell’ accantonamento per la liquidazione, 2% di contributi a carico del lavoratore e 2% di contributi pagati dall’ azienda). Allo scoccare del sessantacinquesimo anno, Paolo Neri, che oggi ha 35 anni, incasserebbe il doppio del suo ultimo stipendio oppure una rendita annuale pari al 18,2% di quel che guadagnava prima di andare in pensione. Mentre a Roberto Verdi, oggi quarantacinquenne, spetterebbe un capitale finale pari al 126,9% dell’ ultimo stipendio o una rendita pari all’ 11,4%. Cifre ancora piu’ basse per Pino Bianchi, 55 anni, che avra’ versato solo dieci anni di contributi nel fondo: a 65 anni si sara’ “comprato” un capitale pari al 61,2% dell’ ultimo stipendio. Oppure una rendita annuale uguale al 5,5% del suo reddito finale. Lavoratore autonomo. La contribuzione e’ tutta a suo carico, non potra’ dividerla con nessun datore di lavoro. Pero’ avra’ la possibilita’ di “tagliare” l’ imponibile di 5 milioni, contro la deduzione di 2,5 concessa dal Fisco ai dipendenti che aderiranno ai Fondi. Ipotizziamo il caso di un quarantenne che parte con uno stipendio di 80 milioni e che arriva a 65 anni con un reddito di 128,7, accantonando il 6% per 25 anni. Alla scadenza il nostro autonomo potra’ scegliere fra un capitale di 243 milioni e una rendita vitalizia di 23,5, pari al 18,2% del suo ultimo stipendio. Nel suo caso la crescita reale dei guadagni e’ del 2% mentre il suo Fondo pensione rende il 4% al netto dell’ inflazione. Tasse. Ma quante imposte si pagheranno sulla pensione di scorta costruita con la liquidazione? La tassazione di chi dovesse optare per una rendita annuale e’ per ora piu’ svantaggiosa di quella che grava sulle rendite offerte dalle polizze assicurative individuali. Scegliendo l’ opzione “anno per anno”, infatti, si pagherebbe l’ Irpef sull’ 87,5% della pensione integrativa ottenuta con il Fondo. Le rendite delle polizze, invece, sono tassate solo al 60%. Il capitale e’ assoggettato a tassazione separata. Quindi chi sceglie di riscuotere in un unica soluzione pagherebbe tasse ridotte, uguali a quelle applicate adesso alle liquidazioni.
Golinucci Paolo, Marvelli Giuditta
Pagina 19
(14 aprile 1995) – Corriere della Sera