Conviene riscattare la laurea per la pensione? La domanda, cosi’ a bruciapelo, non consente una risposta immediata. Trattandosi di un’ operazione per la quale occorre metter mano al portafoglio, le considerazioni da fare prima di decidere per un si’ o un no sono tante. ACCELERARE I TEMPI La prima considerazione riguarda senz’ altro l’ obiettivo che si vuole raggiungere, ossia se il recupero degli anni di studio deve servire per aumentare l’ assegno mensile che l’ Inps corrispondera’ un domani, oppure per accelerare i tempi del pensionamento. Nel primo caso la risposta e’ quasi sempre no. Nel secondo, il suggerimento che si puo’ dare e’ quello di fare bene i conti. Valutare cioe’ se l’ andare in pensione 4 o 5 anni prima del previsto, compensa il mancato maggior profitto derivante da un diverso impiego della somma da pagare per il riscatto. Per non parlare poi delle singole disponibilita’ finanziarie e di tutte le altre valutazioni squisitamente soggettive, come ad esempio la situazione familiare, che ciascuno deve considerare. Ecco, comunque, una piccola guida per orientarsi nella scelta. LE REGOLE Le condizioni richieste per il recupero del periodo del corso legale degli studi universitari sono due: aver gia’ versato almeno un contributo ed aver conseguito il diploma. La copertura contributiva non puo’ essere infatti riconosciuta a chi non ha ancora cominciato a lavorare ne’ a chi, pur avendo seguito gli studi universitari, non si sia poi laureato. Il riscatto si riferisce agli anni accademici in cui si e’ effettivamente svolto il corso legale, con esclusione dei periodi “fuori corso”, e puo’ essere chiesto anche limitatamente a singoli anni. Facciamo un esempio. Il dottor Rossi, impiegato presso un istituto di credito, e’ laureato in legge. Durante la sua carriera universitaria ha interrotto gli studi per 12 mesi (servizio di leva). Dal momento che il periodo di servizio militare viene accreditato figurativamente (senza alcun onere, quindi) il dottor Rossi fa domanda all’ Inps per il riscatto di soli tre dei quattro anni di studi universitari di giurisprudenza. La laurea conseguita all’ estero puo’ essere riscattata solo se e’ riconosciuta da un’ universita’ italiana o abbia, comunque, valore legale nel nostro Paese. Il periodo e’ quello del corrispondente corso in Italia (o degli studi effettivamente compiuti all’ estero, se inferiore). Normalmente non vengono ammessi a riscatto i corsi superiori che non danno luogo a una vera e propria laurea (ad esempio quelli per interpreti e traduttori). Esistono due sole eccezioni: il diploma Isef (rilasciato dall’ Istituto superiore di educazione fisica) e il diploma di assistente sociale. A condizione, quest’ ultimo, che sia stato conseguito presso “una scuola universitaria diretta a fini speciali” e che il titolo di studio costituisca “condizione necessaria per l’ ammissione o la progressione in carriera” del richiedente il riscatto. LA DOMANDA La domanda di riscatto laurea puo’ essere presentata in qualsiasi momento: va corredata da un certificato rilasciato dall’ universita’ che comprovi l’ avvenuto conseguimento del diploma, gli anni accademici in cui si e’ svolto il corso, nonche’ gli eventuali “fuori corso”. I contributi da riscatto sono equiparati a tutti gli effetti ai contributi obbligatori, cioe’ quelli versati durante il rapporto di lavoro. Sono percio’ utili sia per raggiungere il diritto sia per aumentare la misura della pensione. I COSTI Il riscatto prevede il versamento di una somma, definita tecnicamente riserva matematica, a copertura dell’ incremento di pensione che si potra’ ottenere. Si tratta, in altri termini, del capitale necessario al fondo previdenziale per costruire una riserva tale da coprire il maggior onere finanziario derivante (in futuro) dall’ aggiunta degli anni riscattati. DONNE PENALIZZATE Le modalita’ di calcolo della riserva matematica sono abbastanza complesse e il risultato (la somma da versare) dipende da vari elementi tra cui il sesso, l’ eta’ e la retribuzione alla data della domanda. Le donne, per esempio, pagano piu’ degli uomini perche’ fruiscono del vantaggio (la pensione maggiorata dai periodi riscattati) alcuni anni prima. Meno elevata e’ la retribuzione e piu’ bassa e’ l’ eta’ del richiedente, meno si paga. La riserva matematica da versare si ottiene applicando alla quota di incremento della pensione (con l’ aggiunta degli anni riscattati) le tariffe indicate in apposite tabelle. La determinazione della riserva matematica richiede: il calcolo della pensione annua “teorica” maturata alla data della domanda di riscatto; della domanda di riscatto, con l’ aggiunta del periodo da riscattare; il calcolo dell’ incremento di pensione, ossia la differenza tra il secondo (rendita con riscatto) e il primo punto (rendita senza riscatto). L’ incremento di pensione va moltiplicato per il coefficiente di capitalizzazione corrispondente alle caratteristiche (eta’ , sesso, eccetera). I coefficienti si trovano sulla Gazzetta Ufficiale (supplemento ordinario) numero 129 del 13 maggio ‘ 81. ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: Meglio a rate, paga il Fisco – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Nell’ operazione riscatto non va sottovalutato l’ aspetto fiscale. Dall’ Irpef si puo’ detrarre il 22% della somma spesa (non piu’ di 2,5 milioni l’ anno) per “contributi previdenziali non obbligatori”. Cosi’ , ad esempio, se si pagano due milioni di riscatto si potranno sottrarre dall’ Irpef 440.000 lire. Per il prossimo 740 il Fisco sara’ un po’ piu’ generoso perche’ si applica ancora la detrazione del 27%, ridotta dall’ ultima manovra. E meglio, quindi, versare a rate. Va ricordato che nel limite dei 2,5 milioni vanno conteggiati anche i premi assicurativi (vita e infortuni). Se si ha una polizza vita, quindi, si avranno pochi vantaggi dal pagamento rateale. ————————- PUBBLICATO —————————— TITOLO: Ma la polizza vita rende qualcosa di piu’ – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Meglio riscattare la laurea o investire la stessa somma in una polizza vita? Un dubbio che ha sfiorato almeno una volta chi ha finito l’ universita’ . Una risposta la si puo’ trovare nel grafico qui sopra dove sono state messe a confronto le due soluzioni. Ipotizzando un’ inflazione del 4% e una crescita reale delle retribuzioni del 2%, grazie al riscatto la pensione migliorera’ di 4.143.000 lire per un ventinovenne (40 milioni di retribuzione e 3 anni di anzianita’ contributiva), di 6.260.000 lire per un trentasettenne (60 milioni, 10 anni di anzianita’ ) e di 7.774.000 lire per un laureato in scienze politiche (100 milioni e 18 anni di contributi). Va segnalato che la spesa affrontata e’ consistente: 26, 50 e 83 milioni. L’ alternativa messa a confronto e’ quella di una polizza vita, nella quale sia versato l’ equivalente del riscatto, ottenendo cosi’ dopo 36 anni di lavoro una rendita vitalizia. La rivalutazione della polizza e’ stata ipotizzata all’ 8,5%. Alle attuali condizioni, il confronto numerico gioca a favore del riscatto con polizza: il maggior assegno mensile e’ , rispettivamente, di 500, 650 o 614.000 lire. Va sottolineato che a favore della soluzione Inps gioca la reversibilita’ al coniuge. Con la polizza vita la rendita e’ stata calcolata solo per la vita dell’ assicurato.
Comegna Domenico, Golinucci Paolo
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(25 marzo 1995) – Corriere della Sera