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pensioni di scorta: la polizza ” lunga ” alla fine rende di piu’

Meglio la polizza corta o quella lunga? Conviene affidare i propri risparmi a una compagnia per dieci anni e incassare nel nuovo secolo un bel gruzzolo? O e’ meglio impegnarsi solo per cinque anni, incassare il capitale, e poi investirlo per proprio conto? Interrogativi che molti potenziali sottoscrittori, alla caccia di una pensione di scorta, hanno cominciato a porsi. A ragione, perche’ le variabili da considerare sono numerose. Le opportunita’ . Per maturare un’ interessante pensione integrativa e nello stesso tempo salvaguardarsi dai vincoli di una polizza troppo lunga, e’ necessario anzitutto privilegiare quei contratti, ancora poco diffusi, che non prevedono penalizzazioni in caso di riscatto anticipato. Dopo un periodo minimo, oscillante tra i due e i tre anni, il divorzio dalla polizza e’ indolore: viene riconosciuto un capitale pari alla somma dei premi netti versati, maggiorati degli interessi maturati. La maggior parte di questi contratti e’ offerta direttamente agli sportelli bancari. Il peso del Fisco. Spesso si sostiene che la polizza di breve durata abbia, proprio grazie al risparmio fiscale, un migliore appeal. Ma e’ proprio vero? In media dopo cinque anni una polizza, grazie alle detrazioni dei premi nel 740, ha un rendimento annuo che si avvicina al 15%. Per un contratto tipo a durata decennale, invece, la performance si riduce drasticamente: 11%. Le ragioni di questo scarto sono facilmente comprensibili: il vantaggio fiscale . ottenuto detraendo il 27% dei premi pagati dall’ Irpef per un massimo di 675.000 lire all’ anno . incide in maniera indirettamente proporzionale rispetto al capitale maturato. Un esempio ci viene in aiuto. Versando 2,5 milioni l’ anno, il sottoscrittore consegue dopo un quinquennio un risparmio sull’ Irpef di 3.375.000 lire (il 27% dei premi pagati) mentre il capitale ottenuto a scadenza e’ di circa 14 milioni. Il rapporto tra minori tasse e somma finale e’ del 24%. Se i versamenti sono stati 10, il peso del risparmio fiscale (6.750.000 lire) sul capitale liquidabile (33 milioni) si sgonfia al 20%. Tradotto in cifre significa che il rendimento finanziario annuo dell’ operazione, compreso il risparmio fiscale, oscilla tra il 14,52 e il 10,8% a seconda che la polizza sia giunta a scadenza, rispettivamente, dopo 5 o 10 anni. Piccola e’ bella? Non e’ detto. Tutto dipende dal periodo di effettivo smobilizzo dell’ investimento. Non ha senso infatti calcolare il rendimento di un capitale investito fino a quando questo non sia stato realmente consumato. Un esempio ci aiutera’ a capire. Abbiamo confrontato il rendimento finanziario ottenuto sottoscrivendo tre diverse polizze . Carivita, Montepaschi Vita, San Paolo Vita . di durata decennale e quinquennale. Per le polizze piu’ lunghe e’ stato ipotizzato un tasso annuo di rivalutazione dell’ 8% e si e’ calcolato il capitale potenzialmente ottenibile nel 2004. Per quelle piu’ corte e’ stato utilizzato lo stesso tasso di rivalutazione e in piu’ si e’ ipotizzato che, dopo cinque anni, l’ assicurato ritiri il suo gruzzolo e lo reinvesta, personalmente, a un tasso di rendimento del 7% netto, oltre a stipulare una seconda polizza per altri cinque anni. Dopo 10 anni, nel 2004, si tirano le somme: il capitale maturato dalla polizza decennale si attesta attorno ai 33,7 milioni; quello determinato sommando i capitali delle due polizze quinquennali e del gruzzolo autoinvestito dal cliente raggiunge i 33,5 milioni. La differenza tra i rendimenti effettivi con risparmio fiscale e’ ora azzerata: 10,95 contro 10,85 per cento. Un motivo in piu’ per puntare sulla polizza vita di lunga durata viene anche da alcuni accorgimenti introdotti dalle compagnie, che premiano i clienti con maggiore “anzianita’ ” attraverso sconti sulle commissioni e tassi di rendimento piu’ elevati.

Golinucci Paolo

Pagina 25
(5 marzo 1994) – Corriere della Sera

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