Si arriva fino a 14mila euro l’anno. I medici sono preoccupati dall’obbligatorietà della polizza assicurativa che scatta tra poco più di un mese.
- Anestesisti, ortopedici, otorinolaringoiatri, specialisti di chirurgia vascolare, pediatrica o toracica, odontoiatri dovranno sobbarcarsi cifre poco al di sotto dei diecimila euro. Secondo un’inchiesta tra i broker svolta dall’Ordine dei medici di Roma, per l’attività privata si arriva a una media di 14mila euro circa l’anno, massimali 1 milione e mezzo di euro. La protezione assicurativa dal rischio di un contenzioso per presunta «malpractice» in un parto costa a un ginecologo circa 9 mila euro l’anno, con un massimale di 500mila euro. Tariffa simile per l’autore di un intervento che, ad esempio, dovesse difendersi dall’accusa di non aver operato tempestivamente un paziente con un tumore raro. Più fortunati medici e pediatri di famiglia, che appartengono all’area delle convenzioni, quindi non dipendenti pubblici: da 750 a 2 mila euro all’anno. Il problema dello scudo assicurativo contro le cause di risarcimento, pericolo incombente su tutti i camici bianchi (nel 2010 trentamila casi), sta agitando la categoria.
- Il 13 agosto diventerà obbligatorio per gli iscritti all’Ordine dei medici equipaggiarsi di una polizza. Lo prevede il decreto dall’ex ministro della Salute, Renato Balduzzi. Funziona un po’ come l’Rc auto. L’obbligo ricade in egual modo sul neolaureato senza attività e sullo specialista con 30 anni di carriera. Sul dipendente del servizio sanitario e su coloro che non lavorano in ospedale o esercitano l’attività privata in regime extramurario.
E saranno in particolar modo questi ultimi a trovarsi in difficoltà visto che i colleghi del settore pubblico possono almeno usufruire della copertura della propria Asl (se esiste) o di agevolazioni previste dall’azienda di appartenenza e sindacati. Si profila una proroga. «Bene l’obbligatorietà. Anzi, riteniamo arrivi in ritardo perché la nostra professione comporta rischi enormi», chiarisce Giuseppe Lavra, segretario regionale Cimo Lazio (la Confederazione medici ospedalieri) – Però le compagnie stanno speculando. I premi aumentano, le polizze sono diventate salatissime. Oltretutto le grosse compagnie non mostrano interesse per questo settore di mercato». Per facilitare l’accesso alle polizze, il decreto Balduzzi prevedeva l’istituzione, entro il 30 giugno, di un Fondo nazionale da realizzare attraverso un regolamento.
È stato aperto un tavolo di lavoro, ancora infruttuoso. Il primo luglio per sollevare il problema sono scesi in sciopero gli ortopedici. A gennaio lo sciopero dei ginecologi.
«I cittadini hanno la denuncia facile, rischiamo di pagare per presunti errori che potrebbero non dipendere da noi ma dalla disorganizzazione della struttura», fa notare Mario Morbidi, ortopedico con oltre 20 anni di carriera che allo scudo assicurativo della Asl ne ha aggiunti due, integrativi, per coprire eventuali condanne per colpa grave (1.800 euro l’anno) più una terza per l’attività privata. Denuncia Domenico Iscaro, presidente dell’associazione Anaao (medici ospedalieri): «La situazione è sempre più critica. La crescita del contenzioso è esponenziale, spesso dettato da motivi di opportunità. Le compagnie possono imporre le loro regole e scegliere il prezzo del premio. Devono essere fissati dei paletti altrimenti resteremo vittime di speculazione. Vale anche per i dipendenti pubblici. Il pericolo è che le Asl in deficit non mantengano i loro impegni e disdicano i contratti che comunque coprono solo la colpa lieve».
Massimo Cozza, di FpCgil, esprime il malcontento della categoria: «Sarà uno dei temi della protesta del 22 luglio. Le norme Balduzzi sono insufficienti. Serve una legge».
Fonte : Margherita De Bac – Corriere della Sera – lunedi’ 8 luglio 2013