PREVIDENZA Dal primo gennaio sconti più consistenti per le polizze integrative. Quali le conseguenze pratiche? A chi conviene cambiare vita I nuovi contratti, con maggiori vincoli, godranno della deducibilità dei premi. Ma i vecchi mantengono il loro appeal… Il bivio si avvicina. Conviene farsi entro fine anno una polizza vita e continuare a beneficiare dell’ attuale detrazione dei premi? Oppure è meglio aspettare la riforma e puntare i propri risparmi sui nuovi strumenti che godranno di maggiori sgravi? E, ancora, come comportarsi con le vecchie polizze ormai prossime alla scadenza: continuare i versamenti o lasciarle arrivare al traguardo? Sono gli interrogativi che affollano la mente di chi è già assicurato o chi sta pensando come costruirsi una pensione di scorta. VECCHIO & NUOVO. Le polizze vita sottoscritte entro fine anno conservano il trattamento attuale, cioè consentono di detrarre dall’ Irpef il 19% dei premi versati entro un tetto di 2,5 milioni (sconto massimo di 475.000 lire). Invariata anche la tassazione finale delle prestazioni (12,5% sulla plusvalenza se si ritira il capitale, rendita tassata al 60%). Continueranno ad essere colpite dall’ imposta sui premi del 2,5%, abolita invece per i nuovi piani pensionistici – che dovranno avere caratteristiche simili ai fondi pensione – sottoscritti da gennaio. Su questi nuovi contratti si avrà diritto a maggiori sconti – deducibilità dei premi fino al 12% del reddito, massimo 10 milioni, con alcuni vincoli per i dipendenti – ma, complessivamente, il regime fiscale sembra meno allettante. E’ vero che sparisce il balzello del 2,5% sui premi, però i rendimenti annuali saranno colpiti dall’ imposta dell’ 11% e anche la tassazione delle prestazioni, a prima vista, è più onerosa. Inoltre ci sono maggiori vincoli da rispettare: la prestazione spetta, in pratica, solo all’ atto del pensionamento e si potrà ritirare non più del 50% sotto forma di capitale (ma se si supera il 33% si viene fiscalmente penalizzati). L’ ELABORAZIONE. Come si può vedere dai tre casi riassunti qui a fianco, le vecchie polizze conservano il loro appeal. Sono state messe a confronto le prestazioni a cui avranno diritto tre lavoratori – rispettivamente di 30, 40 e 50 anni – che decidono di investire 6 milioni su una polizza vita tradizionale (disciplinata dalle regole attuali) oppure su un nuovo contratto per beneficiare degli sgravi in arrivo da gennaio. La rivalutazione è del 3,6% netto in entrambi i casi. Il principale vantaggio della riforma è dato dalla deducibilità dei premi. Ad esempio con le vecchie formule il trentenne versa premi netti per 193 milioni, con le nuove solo 138. Queste agevolazioni rendono più convenienti sul piano finanziario le polizze targate 2001: il rendimento annuo è quasi sempre più alto. Analizzando le prestazioni, invece, le regole attuali sembrano essere più generose. Le prestazioni sono più elevate e, inoltre, con i vecchi contratti c’ è la possibilità d’ incassare il 100% del capitale maturato, cosa non prevista per le nuove polizze. I due strumenti, comunque, appaiono più complementari che concorrenziali. Dal 2001, infatti, le agevolazioni fiscali correranno su due binari: uno dedicato alle vecchie polizze (detrazione dei premi) e uno alle nuove formule (deducibilità dei premi). Chi ha risparmi a sufficienza, quindi, potrebbe valutare l’ opportunità di approfittare di entrambi gli strumenti in modo da cumulare i vantaggi fiscali. IN SCADENZA. E come comportarsi se si ha una polizza ormai vicina al traguardo? Se la scadenza è ravvicinata – tre o quattro anni – potrebbe essere conveniente stipularne una nuova entro il 31 dicembre 2000 per non perdere i vantaggi della detraibilità fiscale. E valutare con il proprio assicuratore se conviene sospendere i versamenti del contratto in corso e attendere la scadenza (riduzione) per la liquidazione delle prestazioni, oppure chiedere il rimborso (riscatto) delle somme fin qui maturate. Forse è meglio lasciarle perdere, perché le polizze vita di oggi hanno caratteristiche più interessanti di quelle di una ventina di anni fa, soprattutto sul piano finanziario. Quasi tutti i contratti sottoscritti negli anni ‘ 80 avevano una forte componente caso-morte (ed è opportuno valutare se mantenerla o no). E i caricamenti (i costi) attuali sono molto più bassi, il che vuol dire rendimenti più aggressivi. Paolo Golinucci
Golinucci Paolo
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(13 novembre 2000) – Corriere Economia