PREVIDENZA Parlano i gestori dei fondi che nel 2000 hanno ottenuto i migliori risultati «Così investiamo sul futuro» La ricetta vincente di Ina, Sai, Gan e Zurich? Un mix di azioni Doc, Bot aziendali e trading Azioni selezionate con particolare attenzione ai fondamentali. E per la parte obbligazionaria, che rappresenta la quota preponderante del portafoglio, molto tasso fisso e corporate bond, i titoli di debito emessi dalle società. Con questo mix alcuni fondi assicurativi hanno ottenuto nel 2000 risultati a due cifre. Primo in assoluto è il Nuovo fondo Ina, partito nel 1999, che ha ottenuto un rendimento lordo del 18,6% cui corrisponde un netto riconosciuto agli assicurati del 14,9%. In questo caso, però, il criterio di contabilizzazione è diverso rispetto a quello delle gestioni assicurative tradizionali: come avviene per fondi comuni e unit linked, infatti, i titoli in portafoglio vengono evidenziati secondo i valori di mercato e non al costo di acquisto. La compagnia che fa capo alle Generali non ha fornito informazioni sulla politica d’ investimento seguita ma solo sulla consistenza del patrimonio, che al 30 marzo scorso ammontava a 3.009 miliardi, e la sua suddivisione, caratterizzata da una quota elevata di investimenti esteri. Del 9% investito in azioni (in calo rispetto al 13% del trimestre precedente), la fetta preponderante va alle Borse degli altri Paesi. E anche nella parte obbligazionaria, accanto ai Btp che da soli rappresentano quasi metà del totale, vi è un 24% di bond esteri. Al secondo posto si colloca Sai-Nuova Press 2000, partita l’ anno scorso e con un patrimonio attualmente di 350 miliardi. «Il risultato del 2000 – spiega Piercarlo De Bernardi, direttore centrale finanza di Sai – è dovuto essenzialmente al trading che è stato fatto, e che per i fondi piccoli ha una certa importanza: la performance è venuta dalle plusvalenze realizzate sui titoli di capitale. L’ anno scorso siamo arrivati al 25% di azioni (la media delle gestioni separate è di circa il 9%, ndr), ora siamo scesi all’ 11% e manterremo questa quota anche nei prossimi mesi. I titoli sono quasi tutti italiani: attualmente abbiamo soprattutto Ifil, Gemina, Telecom e Tim. Per la componente obbligazionaria abbiamo un 15% di corporate bond, il resto è in titoli a reddito fisso». E il 2001? «Sul fronte azionario – spiega De Bernardi – non sono particolarmente ottimista né per l’ Europa né per gli Stati Uniti, mentre su quello obbligazionario non prevedo una risalita dei tassi. Penso che sarà molto difficile ripetere il risultato ottenuto l’ anno scorso dal fondo: attualmente la performance proiettata a fine anno è del 6%, senza tener conto naturalmente di eventuali plusvalenze». Anche nel 2000 spiccano i buoni rendimenti delle due gestioni di Gan Italia Vita: 10,1% lordo per Open, 7,5% per Vitafin. La differenza si spiega anche con i differenti volumi (il primo di 154 miliardi, il secondo di 1.604): in un fondo più piccolo, infatti, un investimento azzeccato incide molto di più sul rendimento finale. «I nostri risultati di lungo periodo – dice Mario Marini, vicedirettore generale e responsabile finanza di Gan Italia Vita – si devono alle scelte di investimento compiute in passato. A metà degli anni Novanta, quando le altre compagnie si spostavano sul tasso variabile, noi abbiamo puntato sul fisso scommettendo sulla caduta dei saggi di interesse: per la parte obbligazionaria abbiamo ancora titoli che garantiscono buone cedole, soprattutto Btp trentennali. Le performance degli ultimi tre anni si devono alle azioni italiane, che abbiamo cominciato ad accumulare sin dal 1996. Nel 2000 abbiamo venduto quando il listino andava ancora bene, sino a marzo, e poi siamo gradualmente rientrati nel corso dell’ anno». Attualmente i titoli di capitale rappresentano circa il 9% per Vitafin e il 6 per Open, che ha anche fondi comuni. Privilegiati soprattutto i titoli del Mib30 come Eni, Mediobanca e Tim. «E nei prossimi mesi – conclude Marini – acquisteremo azioni europee e corporate bond. Difficilmente, però, si vedranno rendimenti a due cifre». Nel medio periodo spiccano anche le performance di Vita Vis e Minervir, due fondi di Zurich Investments Life, che hanno attivi totali rispettivamente di 2.833 e 563 miliardi. «Negli ultimi dieci anni – spiega Manfredi Rosso, responsabile investimenti – è stata incrementata la quota azionaria, che attualmente supera il 10% per entrambi i fondi. Cerchiamo di fare una gestione attiva, quindi di movimentare abbastanza il portafoglio: attualmente le principali posizioni sono su Telecom, Tim, Eni, Pirelli e Generali, mentre i nuovi premi vengono investiti in azioni estere in modo da ribilanciare il portafoglio. La parte obbligazionaria è investita prevalentemente in titoli a tasso fisso con durata media intorno a cinque anni, e da qualche tempo abbiamo cominciato a sottoscrivere anche corporate bond. Per il 2001 prevedo rendimenti leggermente inferiori a quelli dell’ anno scorso, ma in ogni caso nella fascia alta del mercato». R. E. Ba. PREVIDENZA Trovare il prodotto giusto per la pensione di scorta Una scelta a colpo sicuro Il vostro obiettivo è di lunghissimo periodo, volete cioè integrare la rendita pubblica al momento della quiescenza? Meglio i Fondi pensione o i piani previdenziali individuali. Volete, invece, puntare sulla Borse, con tutti i rischi che questo comporta, ma poter ritirare il capitale al momento opportuno? Allora sono da preferire le unit linked. Cercate l’ investimento prudente e non volete rimetterci? Le polizze vita tradizionali sono le più adatte per voi. La riforma fiscale della previdenza integrativa, appena entrata in vigore, ha rivoluzionato le regole del gioco. E scegliere il prodotto più adatto è complicato (vedi grafici). Ecco come coniugare i propri piani con quelli del Fisco. OBIETTIVO PENSIONE. I Fondi pensione e le forme pensionistiche individuali (Fip) attuate con lo strumento delle polizze vita, hanno spiccate caratteristiche previdenziali: le prestazioni finali sotto forma di rendita (e parzialmente di capitale) si possono ottenere solo al raggiungimento dell’ età per la pensione di vecchiaia con un minimo di 5 anni di permanenza, oppure con almeno 15 anni di partecipazione e un’ età inferiore di non più di 10 anni a quella prevista per la vecchiaia. A scadenza si può ottenere un terzo del capitale maturato o il 50% con penalizzazioni. Il vero vantaggio di questi due strumenti è dato dalla deducibilità dei contributi corrisposti. Le somme versate possono essere sottratte dall’ imponibile Irpef fino al 12% del reddito, con il massimo di 10 milioni. Per i dipendenti lo sconto fiscale per i Fondi pensione è vincolato all’ uso del Tfr (ogni lira di trattamento di fine rapporto ne libera due di deduzione). Questi strumenti sono adatti a chi vuole costituirsi una pensione di scorta, rispettando i vincoli temporali richiesti e sfruttando gli sconti fiscali. PREVIDENZA & FINANZA. Il comparto comprende quei contratti che non hanno una vera funzione previdenziale e consentono l’ estinzione anticipata prima dell’ età pensionabile. Vi rientrano le polizze vita ad elevato contenuto finanziario, come le unit linked (agganciate ai fondi comuni), le index linked (agganciate a indici o panieri di titoli) e contratti a «premi unici ricorrenti», con durate contrattuali non obbligate o di norma inferiori a 10 anni. Sui versamenti, che dal 2001 non sono più soggetti all’ imposta del 2,5%, non è previsto alcun risparmio fiscale. La prestazione finale può essere erogata al 100% sotto forma di capitale: in questo caso l’ imposta sugli interessi maturati è del 12,5% oltre all’ applicazione dell’ equalizzatore. Nessuna tassazione sulla rendita erogata in alternativa. Ricordiamo che i contratti stipulati entro il 31 dicembre 2000 conservano le vecchie agevolazioni. Queste polizze sono adatte a chi vuole muoversi con ampia libertà e vuole poter riscattare il capitale in ogni momento. LA TRADIZIONE. Sulle polizze vita tradizionali, come le rivalutabili, la riforma ha inciso profondamente. I contratti stipulati fino al 2000 mantengono il vecchio regime fiscale e cioè la detrazione del 19% dei premi fino a un massimo di 2,5 milioni; il capitale maturato può essere incassato per intero (aliquota del 12,5% sulla plusvalenza con riduzioni per i contratti ultradecennali); la rendita vitalizia è tassata al 60%. Se il contratto è stato stipulato nel 2001 – e non rientra tra i Fip – non c’ è più il diritto alle detrazione, ma non si paga l’ imposta del 2,5% sui premi versati e anche la tassazione della prestazioni è un po’ più conveniente. Queste polizze restano quindi una valida alternativa per gli investitori prudenti. L’ importante è contrattare condizioni favorevoli sul fronte dei costi e delle coperture. P. Go.
Bagnoli Enrico, Golinucci Paolo
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(14 maggio 2001) – Corriere Economia