Senza categoria

quanto vale una ” vita ” senza segreti

Aspettando i nuovi fondi pensione, ecco prezzi e convenienze delle formule tradizionali di previdenza integrativa TITOLO: Quanto vale una “vita” senza segreti Negli ultimi sei anni, secondo le performance segnalate dalle compagnie, le polizze hanno garantito un interesse medio del 10,74% In realta’ , sottraendo i “veri” costi si scopre che il rendimento effettivo scende all’ 8,88%. Ma le detrazioni fiscali salvano il risultato – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – E stata la scorciatoia piu’ battuta per arrotondare le pensioni dell’ Inps. E, cosi’ , la previdenza integrativa individuale e’ diventata un business di tutto rispetto: il settore delle polizze vita integrative movimenta ormai 50 mila miliardi, ripartiti tra 91 compagnie. Ma come scegliere il prodotto piu’ adatto? E quanto rendono davvero queste formule? Le ipotesi. Ogni anno le compagnie pubblicizzano le performance dei loro fondi, cioe’ degli organismi che gestiscono i premi raccolti. A un rendimento piu’ elevato, pero’ , non corrisponde sempre un pari guadagno per il risparmiatore. Uno scarto che dipende dai meccanismi dei vari contratti (la “retrocessione”) e dai costi (“caricamenti”) che gravano sulle polizze. Il gioco di questi fattori e’ riassunto nelle tabelle pubblicate qui a fianco. Nella prima viene analizzata l’ abilita’ dei vari gestori nel far confluire i premi degli assicurati verso le forme d’ investimento piu’ redditizie. Nella seconda, invece, si cerca di determinare il rendimento reale delle polizze vita, dopo la sforbiciata di commissioni e costi. Rendimento in vetrina. E il dato piu’ sbandierato. E gli utenti attendono con curiosita’ la pubblicazione delle performance per verificare la convenienza della scelta effettuata. Attenti alla retrocessione. Bisogna ricordare che solo una parte del rendimento lordo del fondo viene riconosciuta (“retrocessa”) all’ assicurato (in media l’ 80%) e serve per accrescere le prestazioni. Se, ad esempio, il rendimento lordo e’ stato del 13% e la retrocessione e’ dell’ 80%, il tasso di rivalutazione della polizza sara’ del 10,4%. Questa percentuale va a incrementare una parte del premio versato, al netto dei costi (“caricamenti”) che incidono mediamente del 15 20% annuo. Una parte dei premi versati, infatti, viene utilizzata dalle compagnie per finanziare le spese di gestione e remunerare l’ attivita’ degli agenti. Si tratta di un costo che l’ assicurato non conosce quasi mai perche’ le compagnie non sono obbligate a comunicarlo ai potenziali sottoscrittori. Intendiamoci, e’ normale che i servizi offerti debbano essere pagati. E sarebbe altrettanto corretto e normale conoscerli preventivamente. Check up sulle polizze. Nella prima tabella sono indicate le performance registrate da 38 fondi assicurativi negli ultimi sei anni. La graduatoria indica quali compagnie sono state, anno per anno, le migliori nel fare fruttare i risparmi degli assicurati. Le performance sono quelle retrocesse ai sottoscrittori. Nella penultima colonna si trova il rendimento medio del periodo ‘ 86 ‘ 91. Tra la prima e l’ ultima societa’ in classifica la differenza e’ di circa due punti percentuali: si va dall’ 11,88 del fondo Vitafin della Phenix Soleil al 10,03 del Fondo Effe de La Fiduciaria Vita. La media dei rendimenti e’ del 10,74%, quasi cinque punti piu’ dell’ inflazione del periodo (5,8%). Nella seconda tabella, sulla base dei rendimenti medi e’ stato calcolato come si sgonfiano le performance a causa dei costi. La polizza analizzata e’ quella “caso vita” (rendita differita o capitale differito a premio annuo con controassicurazione). Si tratta di una delle formule piu’ diffuse: le prestazioni (capitale o rendita) vengono pagate alla scadenza del contratto. In caso di premorienza, gli eredi percepiscono esentasse un capitale pari ai premi pagati e rivalutati. L’ assicurato e’ un quarantenne che per venti anni versa un premio di due milioni e cinquecentomila lire (50 milioni complessivi). Paolo GolinucciTITOLO: Quei guadagni sotto torchio – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – Polizze vita sotto il torchio delle commissioni e delle spese. Dall’ operazione tutti i prodotti escono compressi. Ma di quanto? La risposta a questo interrogativo si puo’ trovare nella tabella qui a fianco. Ad ognuna delle 38 compagnie esaminate e’ stato chiesto di illustrare le prestazioni previste, ipotizzando che il tasso medio di rivalutazione per i prossimi vent’ anni sia pari a quello registrato dall’ 86 al ‘ 91 (la penultima colonna della prima tabella). I dati da tenere sott’ occhio sono quelli riassunti dalla terza alla sesta colonna. Nella terza e’ stato riportato il capitale maturato a scadenza (60 anni). Come si puo’ vedere la variabile dei costi rivoluziona la classifica. Molte compagnie guadagnano posti rispetto alla graduatoria stilata in base ai rendimenti. Altre societa’ , invece, perdono quota. Il peso delle commissioni e dei costi e’ riportato nella quarta colonna: i dati sono stati ottenuti confrontando il capitale offerto da ogni compagnia con quello ipoteticamente maturato se l’ intero premio netto fosse stato investito. La parte di premio che non viene messa a fruttare e’ mediamente del 18,79%. La forbice, pero’ , e’ piuttosto ampia e va dal 5 al 24%. Nella quinta colonna e’ riportato l’ effettivo rendimento dell’ operazione (al lordo della ritenuta d’ imposta). In molti casi, il fattore costi fa ridurre del 2% le performance dell’ operazione. E la media si aggira sull’ 8,88%. Grazie al Fisco le polizze guadagnano un po’ di sprint. Anche se i premi non sono piu’ deducibili interamente, con la detrazione il rendimento finanziario netto supera le due cifre. P. Gol.

Golinucci Paolo

Pagina 27
(20 marzo 1993) – Corriere della Sera

Rispondi