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care pensioni di scorta

Cominciare a lavorare pensando gia’ alla pensione: e’ l’ amara realta’ che obbliga anche i neoassunti a pensare fin dall’ inizio della loro attivita’ a come integrare la pensione pubblica. Con la riforma, infatti, la rendita Inps arrivera’ nella migliore delle ipotesi al 75% dell’ ultimo stipendio, per chi ha una carriera brillante l’ assegno pubblico superera’ a malapena il 50% della retribuzione. Ma anche chi e’ gia’ nel mondo del lavoro non potra’ fare altrimenti. E cosi’ i lavoratori oltre a pagare le tasse e i contributi Inps devono fin da subito accantonare una fetta della busta paga per garantirsi una pensione di scorta. Ma quanto bisogna investire? Per un venticinquenne non meno del 6% se lo stipendio e’ piatto e addirittura il 14% se c’ e’ stata una crescita professionale. Per un quarantenne l’ esborso e’ mediamente superiore. Chi ha tempo non perda tempo. Nella tabella pubblicata qui a fianco sono ipotizzate le conseguenze della riforma su due lavoratori tipo: un venticinquenne che inizia oggi a lavorare con una retribuzione di 30 milioni l’ anno e un quarantenne, assicurato Inps da diciassette anni, il cui guadagno annuo e’ di 40 milioni. Va ricordato che con quest’ ultimo l’ Inps sara’ piu’ generoso: la pensione verra’ calcolata sugli ultimi dieci anni e non sull’ intera vita lavorativa. I calcoli. Sono stati ipotizzati due tipi di variazione dello stipendio durante la vita lavorativa: la prima del 6% annuo, la seconda, in caso di brillante carriera, del 6% con scatti, dovuti a passaggi di grado, del 10% ogni cinque anni. L’ inflazione e’ stata calcolata al 5% annuo costante: le retribuzioni pertanto cresceranno in modo reale dell’ 1% e nella seconda ipotesi con scatti del 10% di cinque anni in cinque anni. Sulla base di queste ipotesi sono stati determinati lo stipendio finale e la media retributiva e si e’ proceduto al calcolo della pensione a 65 anni. Successivamente e’ stato calcolato di quanto bisogna arrotondare l’ assegno Inps per avere una rendita pari all’ ultimo stipendio mediante una polizza vita. La formula scelta e’ quella a “capitale differito con controassicurazione a premio annuo”. In caso di morte dell’ assicurato, durante il periodo di validita’ della polizza, ai beneficiari va una somma pari ai versamenti effettuati piu’ gli interessi. In caso di morte, l’ assegno e’ reversibile al 60% al coniuge. I versamenti crescono nella stessa misura delle retribuzioni, mentre il tasso di rivalutazione della polizza e’ dell’ 8% (tre punti piu’ dell’ inflazione). I risultati. Il neoassunto di oggi, con un incremento costante dello stipendio dell’ 1%, si trovera’ a 65 anni con un reddito di 41.350.240 lire attuali. L’ Inps gli riconoscera’ una pensione annua di 31.254.540 lire (il 76%). Per recuperare 10.095.700 lire e ritrovarsi con la stessa cifra dell’ ultimo stipendio, dovra’ accantonare per quarant’ anni il 6,04% della busta paga. Se lo stipendio si impenna per effetto di avanzamenti di carriera, il ricorso alla polizza si fa piu’ oneroso. A fronte di un assegno Inps di 42.318.352 lire, pari al 57,85% dell’ ultimo stipendio, il lavoratore dovra’ accantonare ogni anno il 14,18% del suo reddito (4.253.000 lire attuali). Con il quarantenne l’ Inps e’ piu’ clemente: anche nel caso di una brillante carriera (ultima colonna della tabella) la pensione pubblica e’ pari al 73% dell’ ultimo stipendio. Per aggiungervi il 27% mancante, pero’ , il lavoratore dovra’ privarsi ogni anno, e per venticinque anni, del 14,81% del suo stipendio (5.925.450 lire di adesso). Paolo Golinucci

Golinucci Paolo

Pagina 20
(3 luglio 1993) – Corriere della Sera

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