Pensione mia, non ti conosco. In molti Paesi dell’Europa, specie in quelli del Nord, i lavoratori vengono periodicamente informati — con una busta di colore arancione — sulla contribuzione versata, sulla data di pensionamento e, soprattutto, in base ad elaborazioni statistiche, anche su quanto presumi- bilmente percepiranno di pensione. In Italia la pensione che verrà, invece, resta un’informazione avvolta nella nebbia.
Le simulazioni realizzate in esclusiva per CorrierEconomia dalla società di consulenza in pianificazione ed educazione finanziaria e previdenziale Progetica mostrano quale sarà il futuro previdenziale di otto profili di lavoratori. «Per tre dipendenti di 30, 40 e 50 anni, tre autonomi delle stesse età e infine due lavoratori in gestione separata abbiamo simulato una possibile busta arancione — spiega Andrea Carbone, partner di Progetica — . I dati evidenziano come sia il quando, cioè l’età di pensionamento, sia l’importo dell’assegno siano soggetti a variabilità. E’ impossibile conoscere in maniera puntuale quando si andrà in pensione, e con quanto: bisogna muoversi infatti all’interno di forchette di oscillazione che vanno aggiornate anno per anno, e che si restringeranno man mano che si avvicina il ritiro dal lavoro». Nelle simulazioni di Progetica sono stati utilizzati i due scenari estremi: quello che ipotizza il minor allunga- mento nella speranza di vita e quindi un’età più bassa a cui si potrà staccare, e l’opposto, cui corrisponde invece un pensionamento più lontano. E, come si può vedere, soprattutto nel caso del trentenne il divario è piuttosto ampio.Per quanto riguarda l’importo del- l’assegno pensionistico, sono stati usati tre profili reddituali in funzione della categoria: 2.000 euro netti al mese per un dipendente, 1.500 per un autonomo, 1.000 euro per una gestione separata (parasubordinati e partite Iva). Per stimare il valore della pensione bisogna innanzitutto scegliere una riga: la prima rappresenta la costanza di retribuzione in termini reali, cioè tenendo conto dell’inflazione, la seconda una carriera brillante, che vede il reddito crescere di 1.000 euro al tempo della pensione. Scelta la riga, si può passare alle colonne: la prima rappresenta un’Italia che non cresce, come avviene da alcuni anni a questa parte, la seconda uno sviluppo medio, con un incremento del Pil dell’1% in termini reali, cioè tenendo conto dell’inflazione. Per un dipendente trentenne la copertura rispetto all’ultima retribuzione sarà pari al 72% dell’ultimo stipendio se l’Azienda Italia cresce, ma si abbasserà al 62% se, come sta avvenendo da alcuni anni, è ferma o addirittura in recessione. Con una retribuzione finale di 2mila euro, avrà una pensione netta mensile di 1.440 euro nel primo caso, e 1.240 nel secondo. Con l’aumentare del reddito, la copertura diminuirà, dal 59% al 51%. Il divario nella copertura a seconda di come va l’economia italiana (crescita annua del Pil pari all’1%, op- pure nulla) è molto ampio anche per un dipendente 40enne, dal 70% al 62%, da 1.400 a 1.250 euro.
Autore : Roberto E. Bagnoli –Corriere della Sera / Corriere Economia 07 luglio 2014