Con la riforma delle professioni ratificata da pochi mesi è entrato in vigore l’obbligo di assicurazione per tutti i professionisti. Entro il 13 agosto chi non sarà coperto da polizza non potrà esercitare. Il punto è che le assicurazioni non sono obbligate a coprire i professionisti e i medici (categoria ad alto rischio di cause di risarcimento) spesso restano senza polizze. Tre le categorie più a rischio: ortopedici, ginecologi e chirurghi. Secondo i dati più recenti pubblicati dall’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici, nel 2010 il numero di sinistri denunciati alle assicurazioni è triplicato rispetto a quanto accadeva 15 anni prima. Questo induce le compagnie a rifiutare di garantire i medici che hanno probabilità quasi certe di subire sinistri con richieste di risarcimenti miliardari. E dal 13 agosto chi rimane senza assicurazione rischia di non poter più nemmeno esercitare. Ippocrate certo non crederebbe ai suoi occhi.
Un medico italiano ha l’80% delle probabilità di essere denunciato durante la sua carriera. Un chirurgo, ortopedico o ginecologo ne ha la certezza. «È per questo che i giovani scappano da queste specializzazioni» protesta Giuseppe Botta, 56 anni, ginecologo napoletano che denuncia «una situazione insostenibile: la pressione legale è altissima e le assicurazioni non ci coprono più. Oggi solo tre compagnie sono disposte ad assicurare i medici e chiedono 18 mila euro l’anno se non hai mai avuto sinistri e 25 mila se hai avuto una causa. Nei casi peggiori non assicurano». Nel mirino sono le tre categorie che rischiano rimborsi più costosi: la nascita di un bambino handicappato per cause imputabili al parto comporta indennizzi per milioni di euro. Finora le tecniche di difesa sono state poche: il 40% delle strutture sanitarie della Toscana non sono assicurate. Ma dal 13 agosto (salvo deroga) dovrebbe scattare l’aut aut. E chi resta senza polizza? «Dovrà smettere di esercitare — afferma Botta —: da tempo i ginecologi stanno smettendo di svolgere la rischiosa attività ostetrica per occuparsi solo di diagnostica, esclusa quella prenatale, anch’essa molto rischiosa. Ma è l’intera collettività a pagare questi paradossi: gli specialisti per mettersi al riparo da cause civili richiedono esami inutili e ricoveri precauzionali spesso superflui. È una macchina degli sprechi che vale 10 miliardi euro». In beffa ai tagli della sanità.
FONTE : Isidoro Trovato – estratto da CORRIERE DELLA SERA -Martedì 25 Giugno, 2013
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